Il Governo sta parlando, da mesi, dell’opportunità di riformare la “governance” del sistema portuale italiano. A tal proposito al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture è stato istituito un gruppo di lavoro che dovrebbe impostare il disegno di legge delega su cui avviare l’iter di riforma. Nella IX Commissione della Camera (Trasporti) sono state presentate tre risoluzioni  che hanno dato il via a un ciclo di audizioni con i soggetti più rappresentativi del settore, associazioni ed enti. Assiterminal, Associazione italiana Terminalisti portuali, principale espressione associativa dell’industria della portualità in  Italia, ha sottolineato l’importanza di approvare una riforma al di fuori delle dinamiche maggioranza/opposizione, garantendo così una stabilità normativa fondamentale per un provvedimento di grande impatto sull’economia nazionale.

RIFORMA

UNITARIA

NECESSARIA

Governance efficiente per una portualità aggiornata

Essa propone lo snellimento burocratico delle procedure, accorciando così anche i tempi delle decisioni. La sovrapposizione di funzioni e l’eccessiva dispersione che c’è a livello decisionale (anche soltanto, ad esempio, per dare l’ok ad un dragaggio di fondali) causate dalla riforma del Titolo V del 2001, secondo l’associazione, devono essere affrontate in maniera decisa. E, possibilmente, senza perdere troppo tempo. La capacità di prendere decisioni sugli investimenti infrastrutturali deve essere centrale. Per quanto riguarda le Autorità di Sistema Portuale (Adsp), Assiterminal suggerisce di dotarle di strumenti tipici del settore privato, semplificando le procedure di dragaggio e consentendo loro di svolgere attività economiche diverse.

Obiettivi dell’operazione

Transizione energetica e sostenibilità

Assiterminal inoltre evidenzia l’importanza, per i porti italiani, di sviluppare capacità di autoproduzione di energia rinnovabile e di essere hub di produzione/distribuzione di carburanti alternativi. Essa sottolinea la crescente necessità di trasformarli in centri avanzati non solo per il trasporto delle merci, ma anche per la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica.  Questo non solo attirerebbe investimenti e traffico di merci, ma contribuirebbe anche allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel contesto nazionale. L’utilizzo di fonti energetiche sostenibili, come l’energia solare e eolica, potrebbe contribuire significativamente a ridurre l’impatto ambientale delle operazioni portuali. L’installazione di pannelli solari sui tetti degli edifici portuali e la costruzione di aerogeneratori nelle vicinanze potrebbero fornire una fonte stabile di energia pulita. Inoltre, è essenziale che i porti italiani si trasformino in hub di produzione e distribuzione di carburanti alternativi. L’adozione di tecnologie avanzate, come celle a combustibile e biocarburanti, potrebbe ridurre le emissioni nocive dei veicoli e delle imbarcazioni utilizzate nel porto. Questa transizione verso carburanti più puliti non solo risponde alle crescenti normative ambientali, ma offre anche opportunità di business nel mercato emergente delle energie rinnovabili.

Uniformità normativa e lavoro portuale sostenibile

Un sistema efficace richiede regole condivise per tutte le concessioni portuali. Assiterminal critica la diversità nei regolamenti, indicando la necessità di regole uniformi. Per quanto riguarda il lavoro portuale, suggerisce il mantenimento del modello attuale, proponendo una cabina di monitoraggio centrale. La revisione del decreto legislativo 272/99 sulla sicurezza del lavoro è consigliata, con l’implementazione di un fondo per il prepensionamento per favorire il ricambio generazionale. Inoltre, per agevolare il ricambio generazionale (la media anagrafica nel settore vede oltre il 50% dei lavoratori con + di 50 anni), si dovrebbe procedere ad avviare il fondo per il prepensionamento dei lavoratori portuali (prevedendone un possibile potenziamento in termini di risorse finanziarie) e procedere all’inserimento di alcuni profili del lavoro portuale tra i lavori usuranti e rendere strutturale i principi che prevedono la possibilità, in capo alle Autorità di Sistema Portuale, di mettere a disposizione risorse economiche per la formazione e prepensionamento dei lavoratori portuali.

Riforma portuale in salita

Secondo Pasqualino Monti, presidente dell’autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale i porti, che sono un asset industriale e muovono quasi il 5% del Pil, “non possono essere trattati come carrozzoni pubblici o enti pubblici. Devono potersi muovere con facilità e rapidità perché il mercato non ti aspetta”. In ogni caso la riforma del sistema portuale, nonostante le rassicurazioni ministeriali, sembra ancora molto lontana, anche perché sono varie le indicazioni e le idee. La complessità della questione fa il paio con la diversità di proposte e di vedute in circolazione, aggiungendo ulteriori incertezze al già tortuoso percorso di riforma. (Link: https://www.portnews.it/riforma-dei-porti-una-questione-seria-trasformata-in-farsa/)