Green Deal: obiettivo impatto climatico zero entro il 2050

Il cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori sfide del nostro tempo. Per affrontarlo in modo sistemico, l’Unione Europea ha lanciato il Green Deal, un piano ambizioso per trasformare l’economia europea in un modello sostenibile e a impatto climatico zero entro il 2050.

Questo progetto coinvolge ogni settore produttivo: energia, trasporti, industria, agricoltura e costruzioni. In questo articolo vedremo nel dettaglio:

  • Cos’è il Green Deal

  • Gli obiettivi principali

  • I settori coinvolti nella transizione ecologica

  • Le opportunità per le imprese e i cittadini

  • I fondi e le politiche europee a sostegno

Cos’è il Green Deal europeo

Il Green Deal è una strategia lanciata dalla Commissione Europea nel 2019, con l’obiettivo di rendere l’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050. Non si tratta solo di una politica ambientale, ma di un piano di trasformazione economica e sociale senza precedenti.

I principi alla base del Green Deal:

  • Decarbonizzazione dell’economia

  • Economia circolare

  • Efficienza energetica

  • Protezione della biodiversità

  • Inclusione sociale e giusta transizione

Il Green Deal non è una singola misura, ma un insieme coordinato di politiche per costruire un futuro sostenibile.

Gli obiettivi principali del Green Deal entro il 2050

Il cuore del Green Deal è rappresentato da una serie di obiettivi misurabili, suddivisi per tappe temporali, con l’anno 2050 come traguardo finale.

Gli obiettivi principali:

  • Riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990

  • Neutralità climatica entro il 2050, ovvero zero emissioni nette

  • 100% di energia rinnovabile nel mix energetico europeo

  • Stop alla vendita di auto a combustione entro il 2035

  • Raddoppio dell’efficienza energetica degli edifici

Questi obiettivi sono accompagnati da strumenti legislativi, come il “Fit for 55”, pacchetto di misure volto ad accelerare la transizione energetica e la decarbonizzazione.

I settori coinvolti nella transizione ecologica

Per raggiungere i risultati attesi, il Green Deal coinvolge ogni settore dell’economia, con interventi mirati e regolamentazioni specifiche.

I principali settori coinvolti:

  • Energia

    • Sviluppo di fonti rinnovabili (solare, eolico, idrogeno verde)

    • Disincentivo all’uso di carbone e gas fossili

  • Trasporti

    • Incentivi alla mobilità elettrica

    • Promozione del trasporto pubblico e ferroviario

    • Logistica sostenibile (es. porti green, cold ironing, TOS)

  • Industria

    • Efficientamento energetico dei processi produttivi

    • Adozione di tecnologie pulite e circolari

  • Edilizia

    • Ristrutturazione energetica del patrimonio immobiliare

    • Introduzione di materiali sostenibili

  • Agricoltura

    • Riduzione dei pesticidi

    • Promozione dell’agricoltura biologica e rigenerativa

Ogni settore dovrà rivedere i propri modelli produttivi in chiave sostenibile.

Green Deal: opportunità per imprese e cittadini

Il Green Deal non è solo una sfida, ma anche una grande opportunità economica e occupazionale. Nuovi modelli di business, investimenti in tecnologie pulite e filiere locali aprono prospettive concrete di crescita.

Per le imprese:

  • Accesso a fondi europei per la transizione digitale e verde (es. PNRR, Horizon Europe, LIFE)

  • Incentivi per l’innovazione sostenibile

  • Nuove nicchie di mercato legate a energie rinnovabili, efficienza e mobilità smart

Per i cittadini:

  • Maggiore qualità dell’aria e dell’ambiente urbano

  • Possibilità di accedere a bonus per ristrutturazioni energetiche (es. Superbonus)

  • Incentivi alla mobilità elettrica

  • Nuove competenze e professioni green

Il Green Deal è anche un patto sociale, che mira a non lasciare indietro nessuno.

Politiche, fondi e strumenti del Green Deal europeo

Per sostenere la transizione verde, l’Unione Europea ha previsto strumenti finanziari e normativi su larga scala, che supportano gli Stati membri, le aziende e i cittadini.

I principali strumenti del Green Deal:

  • Next Generation EU: il piano di ripresa post-COVID che finanzia la transizione ecologica e digitale.

  • PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): in Italia, circa il 37% dei fondi è destinato alla transizione green.

  • Horizon Europe: programma di ricerca e innovazione, con focus su tecnologie verdi.

  • Fondo per una transizione giusta (Just Transition Fund): aiuta le regioni più colpite dalla transizione a diversificare l’economia.

  • LIFE Programme: dedicato a progetti ambientali e climatici.

A livello normativo, il Green Deal è supportato da leggi quadro come il Regolamento UE sul clima, la tassonomia verde e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM).

sicurezza portuale

Conclusione

Il Green Deal europeo rappresenta una delle strategie più ambiziose della storia moderna per affrontare la crisi climatica, rinnovare l’economia e migliorare la qualità della vita dei cittadini europei. Entro il 2050, l’Europa punta a diventare un modello globale di sostenibilità, grazie a un insieme integrato di politiche ambientali, industriali e sociali.

Affinché questo obiettivo sia raggiungibile, sarà fondamentale:

  • Promuovere l’innovazione sostenibile

  • Investire nella formazione green

  • Rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato

Il Green Deal è una sfida epocale, ma anche un’occasione unica per costruire un’Europa più verde, resiliente e giusta.

Domande frequenti (FAQ)

Il Green Deal è un piano strategico della Commissione Europea per rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050. Comprende una serie di politiche per ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza energetica, promuovere le energie rinnovabili e proteggere la biodiversità.

Tutti: governi, imprese, cittadini e istituzioni. Ogni settore economico (energia, trasporti, edilizia, agricoltura, industria) è chiamato a fare la propria parte per la transizione ecologica.

Tra i principali vantaggi:

  • Migliore qualità dell’aria

  • Energia più pulita e accessibile

  • Incentivi per mobilità sostenibile ed edilizia efficiente

  • Nuove opportunità di lavoro nel settore green

Attraverso strumenti europei come:

  • Next Generation EU

  • PNRR

  • Horizon Europe

  • Fondo per la transizione giusta

Il Green Deal è molto più di una politica ambientale: è un progetto per il futuro dell’Europa.


Ruolo e requisiti di un’impresa portuale

Nel cuore dei porti italiani, dove merci, persone e infrastrutture si intrecciano in un flusso continuo di attività, l’impresa portuale rappresenta uno degli attori più rilevanti del sistema logistico nazionale. Il suo ruolo non si limita a garantire l’efficienza operativa delle banchine, ma si estende alla gestione sostenibile e alla sicurezza delle operazioni marittime. Comprendere che cos’è un’impresa portuale, quali sono i suoi compiti e i requisiti richiesti per operare è essenziale per chiunque desideri lavorare o collaborare all’interno del mondo portuale.

Il ruolo strategico dell’impresa portuale nel sistema logistico

Un’impresa portuale è una società autorizzata a svolgere operazioni di carico, scarico, trasbordo, deposito e movimentazione di merci all’interno dei porti. Si tratta di attività che richiedono non solo una forte competenza tecnica, ma anche una conoscenza approfondita delle normative di sicurezza e delle procedure doganali.
Il ruolo dell’impresa portuale è cruciale per il funzionamento dell’intera catena logistica, poiché da essa dipende la rapidità con cui le merci vengono smistate e consegnate. In un mercato sempre più interconnesso, l’efficienza delle operazioni portuali è direttamente collegata alla competitività dei sistemi produttivi e distributivi del Paese.

Oltre agli aspetti economici, l’impresa portuale contribuisce anche alla sostenibilità del traffico marittimo, ottimizzando i tempi di sosta delle navi e riducendo le emissioni generate dalle operazioni di carico e scarico. Il suo ruolo si inserisce dunque in una visione moderna del porto come hub integrato di logistica, innovazione e sostenibilità ambientale.

Il quadro normativo di riferimento

In Italia, la disciplina delle imprese portuali è regolata principalmente dalla Legge 84/1994, che definisce le modalità di organizzazione e gestione dei porti nazionali. Secondo questa legge, le imprese portuali devono essere autorizzate dalle Autorità di Sistema Portuale (AdSP) per poter svolgere le operazioni portuali.
Le attività sono distinte in tre categorie principali: operazioni portuali vere e proprie, servizi di interesse generale e attività accessorie o complementari. Ogni impresa portuale deve rispettare i requisiti previsti dall’articolo 16 della Legge 84/1994, che stabilisce l’obbligo di possedere adeguate risorse tecniche, organizzative e finanziarie.

Le Autorità di Sistema Portuale svolgono un ruolo di vigilanza e controllo continuo, verificando che le imprese autorizzate mantengano i requisiti richiesti nel tempo. In caso di inadempienze o violazioni, l’autorizzazione può essere sospesa o revocata. Questo quadro normativo garantisce un equilibrio tra la libertà d’impresa e la necessità di assicurare standard elevati di sicurezza, efficienza e trasparenza nel settore portuale.

I requisiti per operare come impresa portuale

Per ottenere l’autorizzazione a operare come impresa portuale, è necessario soddisfare una serie di requisiti tecnici, economici e professionali. Le imprese devono dimostrare di disporre di personale adeguatamente formato, mezzi meccanici e attrezzature idonee, oltre a un’organizzazione capace di garantire la continuità e la qualità delle operazioni.
Dal punto di vista economico, è richiesta una solida capacità finanziaria, comprovata da bilanci, garanzie fideiussorie e da un piano operativo che descriva nel dettaglio le modalità di esecuzione dei servizi portuali. Questi elementi servono a tutelare la stabilità del sistema portuale e a garantire che solo operatori qualificati possano gestire attività tanto delicate.

Un aspetto centrale è rappresentato dal requisito di affidabilità professionale, che implica il rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro, ambiente e trasparenza amministrativa. Le imprese devono inoltre dimostrare di applicare i contratti collettivi nazionali del settore portuale, a tutela dei lavoratori impiegati nelle banchine.
In questo modo, l’impresa portuale si configura non solo come operatore economico, ma come garante di qualità, sicurezza e sostenibilità all’interno dei porti italiani.

Impresa portuale e innovazione tecnologica

Negli ultimi anni, le imprese portuali hanno affrontato una trasformazione significativa, spinta dall’avvento delle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione dei processi logistici. L’introduzione di sistemi automatizzati di movimentazione merci, sensori IoT per il monitoraggio delle operazioni e piattaforme digitali per la gestione documentale ha migliorato l’efficienza e ridotto i margini di errore umano.
Un’impresa portuale moderna deve saper integrare questi strumenti nella propria strategia operativa, adattandosi ai nuovi standard del cosiddetto porto intelligente o smart port.

L’innovazione non riguarda solo l’automazione, ma anche la sostenibilità. Sempre più porti italiani adottano soluzioni energetiche rinnovabili, mezzi elettrici e politiche di riduzione dell’impatto ambientale. In questo contesto, l’impresa portuale diventa protagonista di un processo di transizione ecologica che mira a conciliare competitività e rispetto per l’ambiente.
L’utilizzo dei dati in tempo reale consente inoltre di ottimizzare i flussi di traffico, riducendo i tempi di attesa e migliorando la pianificazione delle operazioni. La capacità di innovare, dunque, rappresenta oggi un requisito tanto importante quanto quelli tecnici e finanziari previsti dalla normativa.

Sfide e prospettive future delle imprese portuali

Il futuro delle imprese portuali è strettamente legato alla capacità di rispondere alle sfide della globalizzazione e della sostenibilità. Le dinamiche del commercio internazionale richiedono un sistema portuale flessibile, capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti dei mercati e alle nuove normative europee in materia di trasporti e ambiente.
Una delle principali sfide è la concorrenza tra porti, che spinge le imprese a migliorare costantemente la qualità dei servizi offerti e a investire in innovazione. L’altro fronte aperto riguarda la formazione del personale: le nuove tecnologie richiedono competenze sempre più specializzate, rendendo essenziale il continuo aggiornamento dei lavoratori portuali.

Le imprese portuali devono inoltre affrontare la crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale e sociale, integrando modelli di gestione responsabile e trasparente. La collaborazione con le Autorità di Sistema Portuale e con gli altri operatori della catena logistica diventa così una condizione necessaria per garantire competitività e sviluppo.
Guardando al futuro, l’impresa portuale non è più soltanto un operatore tecnico, ma un soggetto economico strategico che contribuisce alla trasformazione dei porti italiani in veri poli di innovazione, energia e sostenibilità.

Conclusione

L’impresa portuale rappresenta oggi un elemento cardine dell’economia marittima italiana. Attraverso la gestione efficiente delle operazioni di banchina, l’adozione di tecnologie innovative e il rispetto di rigidi requisiti normativi, queste imprese assicurano il corretto funzionamento dei porti e, di conseguenza, dell’intero sistema logistico nazionale.
Il loro ruolo va oltre l’aspetto operativo: le imprese portuali sono protagoniste della transizione ecologica e digitale, garanti della sicurezza dei lavoratori e della competitività del Paese.

Investire nella qualità, nella formazione e nella sostenibilità significa costruire porti più moderni, più sicuri e più connessi con il futuro. In questo scenario, l’impresa portuale non è soltanto un soggetto economico, ma una leva strategica per lo sviluppo dell’Italia marittima e industriale.

Domande frequenti (FAQ)

Un’impresa portuale è un operatore economico autorizzato a svolgere attività come carico, scarico, trasbordo e deposito di merci all’interno delle aree portuali. Il suo ruolo è fondamentale nel garantire l’efficienza del traffico marittimo e la continuità della catena logistica nazionale. Attraverso personale qualificato e attrezzature specializzate, l’impresa portuale assicura che le operazioni si svolgano in sicurezza, rispettando tempi, norme e standard ambientali. Senza di essa, i porti non potrebbero gestire in modo coordinato i flussi di merci e navi che alimentano il commercio internazionale.

Per operare come impresa portuale, è necessario ottenere un’autorizzazione da parte dell’Autorità di Sistema Portuale (AdSP) competente. Tra i principali requisiti figurano la disponibilità di mezzi tecnici adeguati, la solidità finanziaria e la comprovata capacità professionale nel settore. È obbligatorio anche rispettare la normativa in materia di sicurezza sul lavoro, ambiente e formazione del personale. Le imprese devono dimostrare affidabilità e continuità operativa, requisiti indispensabili per garantire un servizio efficiente e conforme alle regole della Legge 84/1994.

Ogni impresa portuale è soggetta a verifiche periodiche da parte delle Autorità Portuali, che monitorano il rispetto dei requisiti tecnici e finanziari. L’impresa deve operare nel rispetto dei contratti collettivi nazionali, delle normative ambientali e delle regole di sicurezza marittima. L’inosservanza di tali obblighi può comportare la sospensione o la revoca dell’autorizzazione. Il controllo continuo assicura che solo operatori qualificati mantengano l’accesso alle aree portuali e contribuiscano alla stabilità del sistema logistico nazionale.

Le imprese portuali si trovano oggi al centro di una profonda trasformazione digitale e sostenibile. Devono affrontare sfide come la modernizzazione delle infrastrutture, l’introduzione di tecnologie smart e la riduzione dell’impatto ambientale. Allo stesso tempo, la competizione globale impone standard sempre più elevati di efficienza e trasparenza. Il futuro delle imprese portuali dipenderà dalla loro capacità di innovare, investire nella formazione e collaborare con gli attori della logistica per costruire porti più competitivi e sostenibili.


Porto di Ortona: investimenti e nuove opportunità

Il porto di Ortona rappresenta da sempre uno dei poli marittimi più importanti dell’Abruzzo e dell’intera costa adriatica. Situato in una posizione strategica, tra Pescara e Vasto, questo scalo ha saputo unire tradizione e innovazione, diventando un nodo chiave per l’economia regionale e un punto di riferimento per la logistica del Centro Italia.
Negli ultimi anni, il porto di Ortona è stato oggetto di significativi interventi di potenziamento infrastrutturale e di una pianificazione che guarda al futuro. Grazie agli investimenti pubblici e privati, il suo ruolo sta cambiando profondamente, aprendo nuove opportunità nel settore energetico, industriale e turistico.

Il porto di Ortona e la sua importanza strategica per l’Abruzzo

Il porto di Ortona occupa una posizione geografica privilegiata nel cuore dell’Adriatico, fungendo da ponte naturale tra l’Italia centrale e i Balcani. La sua collocazione lo rende ideale per il trasporto di merci verso i mercati dell’Europa orientale e del Mediterraneo.
Storicamente legato al commercio di prodotti petroliferi e alla pesca, oggi il porto si è evoluto in un moderno hub logistico e industriale, capace di accogliere diverse tipologie di traffico marittimo: rinfuse liquide e solide, general cargo, project cargo, materiali per l’edilizia e, in prospettiva, anche container.

Questa diversificazione ha permesso di rafforzare la competitività dell’intero sistema portuale abruzzese, offrendo alle imprese nuove possibilità di interscambio commerciale. Il porto di Ortona non è solo un’infrastruttura, ma una leva strategica per la crescita economica, l’occupazione e la sostenibilità della regione.

Gli investimenti infrastrutturali e i progetti di sviluppo

Negli ultimi anni, il porto di Ortona è stato protagonista di un ambizioso piano di investimenti coordinato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale (AdSP). Il progetto più rilevante riguarda il potenziamento della Banchina di Riva e la realizzazione di una nuova diga foranea, intervento che consentirà di migliorare la sicurezza della navigazione e aumentare la capacità di accoglienza delle navi di grande tonnellaggio.

Parallelamente, sono stati avviati lavori di dragaggio per l’approfondimento dei fondali, indispensabili per favorire l’attracco di imbarcazioni commerciali e industriali di dimensioni maggiori. Un altro investimento di rilievo è la riqualificazione delle banchine e delle aree operative, che permetterà di ottimizzare la movimentazione delle merci e ridurre i tempi di sosta delle navi.

Il porto di Ortona si sta quindi trasformando in un’infrastruttura moderna, in grado di competere con i principali scali del medio Adriatico come Ancona e Ravenna. Questi interventi, stimati in oltre 70 milioni di euro, testimoniano la volontà di rendere il porto un polo attrattivo per investitori e operatori logistici nazionali e internazionali.

Il porto di Ortona come hub energetico e industriale

Uno degli aspetti più interessanti del porto di Ortona è il suo legame con il settore energetico. Per anni, lo scalo è stato un punto di riferimento per l’approvvigionamento e la distribuzione di carburanti, grazie alla presenza di depositi costieri e impianti di stoccaggio collegati direttamente con l’entroterra abruzzese.

Oggi, tuttavia, la strategia si sta evolvendo verso la transizione energetica e l’uso di fonti rinnovabili. Il porto di Ortona mira a diventare un hub logistico per i materiali legati all’energia eolica offshore e alle tecnologie verdi. L’idea è di creare una piattaforma multifunzionale in grado di gestire non solo traffici tradizionali, ma anche componenti per impianti energetici sostenibili, come turbine eoliche o pannelli fotovoltaici.

In questo contesto, le imprese locali stanno trovando nuove opportunità di collaborazione, mentre il territorio beneficia di un indotto in crescita. La combinazione tra energia, industria e logistica rende Ortona un modello di porto integrato, pronto ad affrontare le sfide della sostenibilità e dell’innovazione.

Collegamenti e intermodalità: il porto connesso al territorio

Un altro punto di forza del porto di Ortona è la sua capacità di integrarsi con la rete dei trasporti terrestri. La presenza di un raccordo ferroviario diretto con la linea adriatica e la vicinanza all’autostrada A14 rendono lo scalo facilmente accessibile e funzionale per il trasporto combinato.
L’intermodalità è oggi un pilastro delle strategie logistiche moderne, perché permette di ridurre i costi, ottimizzare i tempi di consegna e diminuire le emissioni di CO₂. Il porto di Ortona, grazie ai recenti progetti di potenziamento ferroviario, sta rafforzando proprio questo aspetto, diventando un punto di scambio efficiente tra mare e terra.

Nel piano di sviluppo è prevista anche la realizzazione di aree retroportuali dedicate alla logistica integrata, dove potranno operare aziende di trasporto, spedizionieri e operatori doganali. Questo approccio mira a trasformare Ortona in un porto intelligente e sostenibile, perfettamente inserito nelle reti europee di trasporto TEN-T.

Impatti economici e opportunità per le imprese locali

L’evoluzione del porto di Ortona ha un impatto diretto sull’economia regionale. Gli investimenti infrastrutturali e l’apertura verso nuovi settori stanno creando un ecosistema favorevole alla nascita di imprese specializzate nei servizi portuali, nella manutenzione meccanica e nella logistica avanzata.

Le aziende abruzzesi possono ora contare su uno snodo efficiente per esportare e importare merci, riducendo tempi e costi di trasporto. Anche il settore turistico beneficia di questo sviluppo: l’ammodernamento delle banchine e delle aree di accoglienza apre le porte alla crocieristica di piccola scala e alla nautica da diporto, ampliando l’offerta del territorio.

A tutto questo si aggiunge un effetto occupazionale significativo: il porto di Ortona genera centinaia di posti di lavoro diretti e indiretti, con prospettive di ulteriore crescita nei prossimi anni. L’indotto, inoltre, coinvolge professionalità diverse – dagli ingegneri ai tecnici portuali, dagli operatori logistici agli addetti alla sicurezza – creando un tessuto economico solido e dinamico.

Sostenibilità ambientale e digitalizzazione del porto

Il futuro del porto di Ortona non può prescindere da una visione sostenibile. Le nuove opere infrastrutturali sono progettate secondo criteri di riduzione dell’impatto ambientale, con particolare attenzione alla qualità delle acque, al contenimento delle emissioni e alla gestione dei rifiuti portuali.

Sono in corso studi per l’introduzione di sistemi di cold ironing, cioè di alimentazione elettrica da terra per le navi ormeggiate, con l’obiettivo di ridurre il consumo di carburanti e l’inquinamento atmosferico. Inoltre, il porto sta adottando piattaforme digitali per la gestione dei flussi merci, la tracciabilità delle operazioni e la sicurezza dei dati.

La digitalizzazione consente di velocizzare le procedure doganali, migliorare la trasparenza e aumentare l’efficienza complessiva del sistema. Ortona sta quindi abbracciando una nuova filosofia di porto intelligente, capace di unire sostenibilità, innovazione e competitività.

Conclusione

Il porto di Ortona è oggi uno degli esempi più concreti di come la sinergia tra pubblico e privato possa generare sviluppo e innovazione. Gli investimenti in corso stanno ridisegnando il volto dello scalo, proiettandolo verso un futuro fatto di sostenibilità, tecnologia e nuove opportunità economiche.

La sua posizione strategica, la capacità di adattarsi ai cambiamenti e la visione orientata alla transizione ecologica fanno del porto di Ortona un punto di riferimento per l’intera costa adriatica. Non è solo un’infrastruttura logistica, ma un motore di crescita per l’Abruzzo e per l’Italia centrale.

Il cammino intrapreso è chiaro: trasformare il porto in un nodo connesso, efficiente e sostenibile, in grado di attrarre investimenti, generare occupazione e consolidare la presenza dell’Abruzzo nei principali corridoi commerciali europei.

Domande frequenti (FAQ)

Il porto di Ortona sta vivendo una fase di profondo rinnovamento grazie a significativi investimenti infrastrutturali. Tra i principali interventi figurano il potenziamento delle banchine, l’approfondimento dei fondali e la realizzazione di nuove aree operative per accogliere navi di maggior tonnellaggio. Questi lavori mirano a migliorare la sicurezza della navigazione e a incrementare la capacità di movimentazione delle merci, rendendo lo scalo più competitivo nel contesto dell’Adriatico centrale.

Il porto di Ortona rappresenta un motore economico per l’Abruzzo. Le operazioni portuali generano occupazione diretta e indiretta, coinvolgendo imprese locali nei settori della logistica, dei trasporti, della cantieristica e dei servizi industriali. La crescita del traffico commerciale e l’apertura a nuovi settori, come l’energia e l’industria, creano ulteriori opportunità per le aziende regionali, rafforzando il legame tra porto e territorio e stimolando lo sviluppo sostenibile dell’economia locale.

Negli ultimi anni, il porto di Ortona ha investito in digitalizzazione e tecnologie avanzate per ottimizzare le operazioni portuali. L’adozione di sistemi informatici per la gestione dei flussi merci e delle procedure doganali consente maggiore efficienza e tracciabilità. Inoltre, l’introduzione di strumenti per il monitoraggio in tempo reale delle banchine e delle navi permette di ridurre i tempi di attesa e migliorare la sicurezza, posizionando Ortona come uno scalo moderno e tecnologicamente avanzato.

Il porto di Ortona guarda al futuro come polo logistico e industriale multifunzionale. Gli investimenti infrastrutturali, l’intermodalità e la sostenibilità ambientale aprono nuove opportunità per imprese e operatori del settore. La possibilità di attrarre traffico commerciale maggiore, insieme alla digitalizzazione e ai progetti green, rende Ortona un porto competitivo e innovativo, pronto a consolidare la propria posizione nel Mediterraneo e a contribuire allo sviluppo economico della regione.


Il tracciamento delle merci nei porti: i sistemi TOS

1. Che cos’è un sistema TOS e cosa c’entra con il tracciamento merci nei porti

Un sistema TOS è una piattaforma software progettata per gestire, controllare e ottimizzare tutte le attività che si svolgono all’interno di un terminal portuale. Dal momento in cui una nave attracca fino alla partenza del container su strada o ferrovia, ogni operazione viene tracciata e registrata.

Le funzioni principali di un TOS includono:

  • Registrazione dei container in entrata e in uscita
  • Pianificazione delle movimentazioni in banchina e nel piazzale
  • Gestione degli stoccaggi temporanei
  • Sincronizzazione con i mezzi di trasporto (camion, treni, navi)
  • Interfacciamento con dogane e operatori logistici

Il tracciamento merci nei porti tramite TOS garantisce una visione centralizzata e in tempo reale di tutto ciò che accade nel terminal, riducendo margini di errore e aumentando la trasparenza dei flussi.

2. Le tecnologie digitali alla base del tracciamento nei porti

Il funzionamento di un TOS moderno si basa su un ecosistema di tecnologie avanzate che lavorano in sinergia per raccogliere e processare dati in modo continuo.

Le principali tecnologie coinvolte sono:

  • RFID (Radio Frequency Identification): identifica i container con tag elettronici univoci.
  • GPS: consente la geolocalizzazione dei mezzi e delle merci in tempo reale.
  • OCR (Optical Character Recognition): riconosce automaticamente codici e numeri su container e documenti.
  • IoT (Internet of Things): utilizza sensori per monitorare temperatura, umidità o eventuali anomalie.
  • Blockchain: garantisce tracciabilità e sicurezza nella gestione delle informazioni logistiche.

Queste tecnologie permettono di creare un flusso digitale continuo, nel quale ogni container lascia una “traccia informatica” che può essere consultata da tutti gli attori coinvolti.

Il tracciamento merci nei porti è diventato un processo digitale, automatizzato e altamente affidabile.

3. I vantaggi concreti del tracciamento merci nei porti con sistemi TOS

L’adozione di un TOS per il tracciamento delle merci rappresenta una svolta operativa per porti, terminalisti e operatori logistici. I benefici si manifestano sia in termini di efficienza interna che di qualità del servizio verso il cliente finale.

I principali vantaggi includono:

  • Riduzione dei tempi di sosta delle merci in porto
  • Minori costi operativi grazie all’ottimizzazione delle risorse
  • Migliore coordinamento tra attori della filiera (dogana, spedizionieri, trasportatori)
  • Aumento della sicurezza logistica e fisica
  • Maggiore trasparenza e affidabilità nei processi

Inoltre, i TOS offrono strumenti di reportistica avanzata, utili per migliorare la pianificazione strategica e anticipare possibili criticità operative.

Un TOS efficace non si limita a tracciare, ma diventa uno strumento decisionale per l’intero sistema portuale.

4. Casi di applicazione: come il tracciamento digitale sta cambiando i porti

Numerosi porti italiani ed europei hanno già implementato con successo sistemi TOS avanzati, ottenendo importanti risultati in termini di efficienza e competitività.

Alcuni esempi concreti:

  • Porto di Trieste: ha digitalizzato i flussi ferroviari e doganali grazie a un TOS connesso a una piattaforma logistica nazionale.
  • Porto di Genova: utilizza sistemi TOS integrati con sensori IoT per tracciare i container in tempo reale anche nelle aree retroportuali.
  • Porto di Rotterdam: ha adottato tecnologie di machine learning e AI per ottimizzare le operazioni di scarico e carico.

Questi casi dimostrano come il tracciamento merci porto non sia solo un’esigenza tecnica, ma una leva di sviluppo economico e di attrattività commerciale per l’intero territorio.

5. Il futuro del tracciamento merci nei porti italiani

Il processo di digitalizzazione della logistica portuale è in piena evoluzione. Nei prossimi anni, il tracciamento merci nei porti sarà sempre più orientato all’automazione, all’analisi predittiva e alla sostenibilità.

Le principali tendenze emergenti:

  • Intelligenza artificiale per la previsione dei flussi di traffico e dei tempi di attesa
  • Digital Twin dei porti: copie virtuali per simulare operazioni e ottimizzare la gestione
  • Interoperabilità tra piattaforme TOS di porti diversi per garantire un tracciamento continuo a livello europeo
  • Green logistics: tracciamento delle emissioni legate al trasporto portuale
  • Cybersecurity: protezione dei dati sensibili da attacchi informatici

Con il supporto di fondi PNRR e strategie europee come il Green Deal, i porti italiani avranno l’opportunità di investire in tracciabilità intelligente, rafforzando la propria posizione nel Mediterraneo.

Il futuro della logistica passa dai dati. E i porti devono essere pronti a raccoglierli, interpretarli e usarli per creare valore.

Conclusione

Il tracciamento delle merci nei porti è oggi un elemento imprescindibile per un sistema logistico moderno ed efficiente. I sistemi TOS, grazie all’integrazione di tecnologie avanzate e alla centralità dei dati, offrono soluzioni concrete per migliorare le prestazioni operative, aumentare la trasparenza e garantire un servizio competitivo.

Investire in un sistema TOS non è solo una scelta tecnologica, ma una decisione strategica per rendere il porto più resiliente, digitale e orientato al futuro. Con l’avvento di nuove tecnologie e l’espansione del commercio globale, il tracciamento merci porto diventerà sempre più sofisticato, aprendo nuove opportunità per l’intera catena logistica.

Domande frequenti (FAQ)

Il tracciamento merci porto è il processo attraverso il quale si monitora in tempo reale la posizione e lo stato delle merci all’interno di un porto, dal momento dello sbarco fino alla consegna. Questo avviene grazie a sistemi digitali come i TOS (Terminal Operating System), che registrano ogni movimento e garantiscono la massima trasparenza nella logistica.

I principali strumenti impiegati includono:

  • RFID per identificare i container
  • GPS per la localizzazione dei mezzi
  • OCR per la lettura automatica di codici e documenti
  • Sensori IoT per rilevare condizioni ambientali
  • Blockchain per proteggere i dati e garantire l’integrità delle informazioni

Queste tecnologie permettono un monitoraggio costante e sicuro delle merci.

Tra i principali benefici del tracciamento digitale nei porti troviamo:

  • Maggiore efficienza operativa
  • Riduzione dei tempi di attesa
  • Miglior coordinamento logistico
  • Sicurezza nei processi
  • Tracciabilità completa della catena di trasporto

Il risultato è un sistema portuale più competitivo e affidabile.

Tra i porti italiani più all’avanguardia nel tracciamento merci porto troviamo:

  • Trieste, con una piattaforma integrata a livello nazionale
  • Genova, con sistemi TOS connessi a sensori IoT
  • Gioia Tauro, che sta investendo nella digitalizzazione per container e merci sfuse

Questi porti rappresentano modelli di innovazione logistica nel Mediterraneo.


L’economia del mare vale in Italia 178,3 mld

Cos’è l’economia del mare e perché conta 178,3 miliardi

L’economia del mare, detta anche economia blu, rappresenta l’insieme delle attività produttive che si svolgono direttamente o indirettamente nel contesto marittimo: trasporti, cantieristica, pesca, turismo costiero, energia rinnovabile off-shore e protezione ambientale.

Secondo il Rapporto nazionale sull’economia del mare, pubblicato da Unioncamere e OsserMare, il comparto ha raggiunto nel 2024 un valore complessivo pari a 178,3 miliardi di euro, contribuendo per l’11,3% al PIL nazionale. Questo dato testimonia il ruolo strategico che il mare gioca per il sistema economico italiano.

Le attività economiche incluse comprendono:

  • Portualità e logistica marittima

  • Turismo costiero e balneare

  • Pesca e acquacoltura

  • Cantieristica navale e nautica da diporto

  • Ricerche scientifiche e tecnologie marine

  • Energia rinnovabile offshore (eolico, moto ondoso)

L’Italia, con i suoi oltre 8.000 km di costa, ha un potenziale marittimo unico in Europa. Valorizzarlo significa generare crescita sostenibile, occupazione e innovazione.


Porti, logistica e cantieristica: il cuore economico del sistema marittimo

Una componente fondamentale dell’economia del mare da 178,3 miliardi è la portualità, che incide in maniera significativa su logistica, trasporti e commercio estero.

I porti italiani (come Genova, Trieste, Livorno, Gioia Tauro) sono snodi cruciali per:

  • L’import/export di merci su scala globale

  • Il traffico containerizzato in aumento

  • Il cabotaggio e la distribuzione nazionale

Accanto ai porti, la cantieristica navale (soprattutto in Liguria, Friuli Venezia Giulia, Campania e Toscana) rappresenta un’eccellenza del made in Italy con aziende leader come Fincantieri. Questo comparto offre:

  • Alta specializzazione tecnologica

  • Esportazioni verso mercati esteri

  • Innovazioni in ambito green e digitalizzazione

La logistica portuale si evolve rapidamente, con l’introduzione di:

  • Digital twin e AI per la simulazione dei flussi

  • Automazione e gestione intelligente delle banchine

  • Tracciabilità delle merci con blockchain e IoT

Tutto questo alimenta il valore dell’economia del mare in Italia: 178,3 mld che si muovono anche grazie all’efficienza portuale.

Supply-chain portuale: digitalizzazione e automazione al centro

La supply-chain portuale è oggi uno degli snodi strategici per garantire competitività e resilienza nel sistema logistico nazionale. Grazie all’adozione di tecnologie emergenti, i porti italiani stanno affrontando una trasformazione profonda.

I principali driver dell’innovazione sono:

  • Digitalizzazione dei flussi documentali e doganali

  • Gestione predittiva dei carichi e degli arrivi

  • Intelligenza artificiale per l’ottimizzazione delle risorse portuali

  • Sistemi di automazione per la movimentazione delle merci

Benefici concreti della trasformazione:

  • Riduzione dei tempi di sosta in banchina

  • Maggiore efficienza nella distribuzione inland

  • Miglioramento della sostenibilità logistica

  • Tracciabilità end-to-end del carico

Una supply-chain portuale digitalizzata migliora la competitività del sistema Italia e rafforza il contributo dell’economia del mare 178,3 mld al PIL nazionale.


Resilienza e sostenibilità della catena di approvvigionamento marittima

Il valore dell’economia del mare non si misura solo in termini numerici, ma anche nella capacità di adattamento e innovazione della supply chain marittima, soprattutto dopo la crisi pandemica e le tensioni geopolitiche.

Temi centrali oggi sono:

  • Diversificazione delle rotte e dei fornitori (strategia “China+1” e nearshoring)

  • Integrazione dei trasporti intermodali

  • Efficienza energetica della catena di approvvigionamento

  • Gestione proattiva del rischio tramite sistemi di monitoraggio in tempo reale

Iniziative chiave in corso:

  • Piani europei per la transizione green dei porti

  • Incentivi per carburanti alternativi (e-methanol, LNG, elettrico)

  • Collaborazioni tra autorità portuali, operatori logistici e tech company

Il rafforzamento della resilienza della supply chain non solo garantisce flussi regolari, ma consolida il valore sistemico dell’economia del mare, che oggi vale 178,3 miliardi di euro.


Prospettive e investimenti futuri: il mare come leva strategica nazionale

Guardando al futuro, l’economia del mare 178,3 mld potrà crescere ulteriormente grazie a una serie di fattori abilitanti:

1. Politiche di sistema

  • Piano Nazionale del Mare (PNM)

  • Integrazione nei programmi europei di transizione ecologica

2. Investimenti tecnologici

  • Innovazione digitale per porti intelligenti (smart ports)

  • Digitalizzazione dei flussi logistici marittimi

3. Transizione energetica

  • Sviluppo dell’eolico offshore

  • Ricerca su nuove fonti marine (correnti, maree, onde)

4. Formazione e capitale umano

  • Crescita di ITS e corsi universitari dedicati alla blue economy

  • Collaborazioni pubblico-privato per competenze specialistiche

5. Internazionalizzazione e resilienza

  • Diversificazione dei mercati per l’export marittimo

  • Rafforzamento delle filiere logistiche contro shock globali

L’Italia ha davanti a sé un’opportunità unica: posizionarsi come leader nel Mediterraneo per l’economia del mare. La cifra di 178,3 miliardi non è solo un dato economico, ma un potenziale da sviluppare con visione e concretezza.

Conclusione

L’economia del mare pari a 178,3 mld è molto più di un dato: è la sintesi di un ecosistema produttivo vasto, integrato e in continua evoluzione. Dalla portualità alla cantieristica, dal turismo alla sostenibilità, il mare italiano è un motore di innovazione e occupazione.

Investire nella blue economy significa costruire un futuro resiliente, tecnologico e sostenibile. Un’opportunità che l’Italia non può permettersi di trascurare.

Domande frequenti (FAQ)

L’economia del mare è l’insieme delle attività economiche che dipendono direttamente o indirettamente dal mare e dalle coste. Includono:

  • Trasporto marittimo e logistica portuale

  • Pesca, acquacoltura e industria ittica

  • Turismo costiero e nautica da diporto

  • Cantieristica navale

  • Energia rinnovabile offshore

  • Tutela dell’ambiente marino

È un settore trasversale che coinvolge anche innovazione, formazione, sostenibilità e cooperazione internazionale.

Nel 2024, l’economia del mare ha generato 178,3 miliardi di euro di valore, contribuendo per oltre l’11% al PIL italiano. Questo dato include sia le attività dirette (come i porti o la pesca), sia quelle indirette (es. la produzione di tecnologie marittime o la fornitura di servizi logistici).

Si tratta di uno dei comparti più dinamici e in crescita del nostro sistema produttivo.

L’Italia ha oltre 8.000 km di costa ed è al centro del Mediterraneo: ciò la rende un crocevia naturale per:

  • Commercio internazionale via mare

  • Turismo costiero

  • Scambi energetici e tecnologici tra Europa, Africa e Asia

Inoltre, lo sviluppo della blue economy è una risposta concreta alle sfide ambientali e alla transizione green del Paese.

Tra le principali opportunità:

  • Digitalizzazione dei porti e della supply chain

  • Sviluppo dell’eolico offshore e dell’idrogeno marino

  • Formazione di nuove competenze “blu”

  • Collaborazione pubblico–privato per innovazione e resilienza

Investire nell’economia del mare significa creare lavoro, tutelare l’ambiente e rafforzare la competitività italiana nel mondo.


Visibilità supply-chain portuale

Cos’è la visibilità della supply-chain portuale

La visibilità supply-chain portuale rappresenta la capacità di monitorare, tracciare e analizzare in tempo reale i flussi di merci che transitano da e verso il porto. Questo concetto si estende all’intera rete logistica, coinvolgendo navi, terminal, dogane, trasporti terrestri e destinatari finali.

In un mondo in cui le catene di approvvigionamento sono sempre più complesse, la visibilità operativa è diventata un fattore critico per garantire:

  • Efficienza logistica

  • Sicurezza delle merci

  • Affidabilità dei tempi di consegna

  • Controllo dei costi

Un porto senza visibilità corre il rischio di congestione, ritardi, errori nella movimentazione e insoddisfazione da parte degli operatori economici.


Perché la visibilità nella supply-chain portuale è fondamentale

Nel contesto attuale, dove i porti sono snodi centrali della logistica globale, la visibilità supply-chain portuale offre numerosi vantaggi concreti:

Vantaggi strategici della visibilità logistica:

  • Riduzione dei tempi di sosta dei container in banchina

  • Ottimizzazione delle risorse (gru, mezzi, operatori)

  • Coordinamento tra i diversi attori della catena logistica (navi, spedizionieri, dogana)

  • Anticipazione dei problemi legati a ritardi o blocchi nei trasporti

  • Maggiore trasparenza per clienti e partner

Esempio concreto:

Un terminal container con visibilità completa può sapere con anticipo quando un camion ritirerà la merce, evitando code e congestioni. Allo stesso tempo, il cliente può controllare lo stato del suo container con un semplice clic.

In un contesto di incertezza globale, come dimostrato durante la pandemia COVID-19, la visibilità è diventata sinonimo di resilienza logistica.

Tecnologie che migliorano la visibilità della supply-chain portuale

La visibilità supply-chain portuale si basa su un’infrastruttura digitale avanzata, che consente la raccolta e condivisione dei dati in tempo reale. Le tecnologie coinvolte sono molteplici e sempre più integrate tra loro.

Le principali tecnologie abilitanti:

  • IoT (Internet of Things): sensori su container e veicoli per monitoraggio in tempo reale

  • Port Community System (PCS): piattaforme digitali che connettono operatori portuali, autorità e trasportatori

  • Blockchain: per garantire tracciabilità sicura e immutabile delle informazioni logistiche

  • Intelligenza Artificiale e Big Data: per analisi predittive, simulazioni e automazione decisionale

  • RFID e QR code: per identificazione rapida e precisa delle merci

Esempio pratico:

Il porto di Rotterdam, uno dei più avanzati al mondo, utilizza un sistema digitale che unisce intelligenza artificiale e previsioni meteo per ottimizzare il flusso di container e ridurre i tempi di attracco delle navi.


Sfide da affrontare nella gestione della visibilità portuale

Nonostante i vantaggi, l’implementazione della visibilità supply-chain portuale presenta alcune sfide critiche:

Principali ostacoli da superare:

  • Frammentazione dei dati: i diversi attori spesso usano sistemi non comunicanti tra loro

  • Resistenza al cambiamento: non tutti gli operatori adottano facilmente nuove tecnologie

  • Investimenti elevati: l’adozione di tecnologie smart richiede risorse economiche e competenze digitali

  • Problemi di sicurezza informatica: maggiore digitalizzazione significa anche più vulnerabilità agli attacchi

Soluzioni possibili:

  • Promuovere standard condivisi a livello nazionale ed europeo

  • Incentivare la formazione digitale del personale

  • Creare ecosistemi logistici collaborativi tra autorità portuali, aziende e trasportatori


Il futuro della visibilità supply-chain portuale

Il concetto di visibilità supply-chain portuale è destinato a evolvere rapidamente. L’obiettivo non è solo monitorare ciò che accade, ma anche prevedere e ottimizzare in anticipo, grazie all’uso integrato dei dati.

Tendenze emergenti:

  • Gemelli digitali (Digital Twin) del porto per simulare in tempo reale l’intero ecosistema logistico

  • Logistica predittiva basata su AI e scenari simulati

  • Integrazione dei porti con la smart mobility urbana

  • Sviluppo di porti 5G-ready per connessioni ultra-veloci e reattive

Caso d’eccellenza:

Il porto di Singapore sta investendo in una piattaforma intelligente che gestirà oltre 60 milioni di container l’anno con visibilità completa su ogni movimento, ottimizzando trasporti marittimi, ferroviari e stradali.

Conclusione

La visibilità della supply-chain portuale non è più un’opzione, ma una necessità strategica. Porti, imprese logistiche e governi devono collaborare per creare sistemi interoperabili, trasparenti e intelligenti. Solo così sarà possibile affrontare le sfide della logistica globale con efficienza, sicurezza e sostenibilità.

Domande frequenti (FAQ)

La visibilità della supply-chain portuale è la capacità di monitorare in tempo reale il movimento di merci, container e mezzi all’interno e all’esterno del porto. Questo include:

  • La tracciabilità delle spedizioni dal terminal al destinatario

  • Il controllo dei flussi intermodali (strada, ferrovia, nave)

  • L’accesso a dati condivisi tra operatori, dogane e trasportatori

In altre parole, si tratta di avere una vista completa e aggiornata di tutto ciò che accade lungo la catena logistica portuale.

La visibilità migliora efficienza, trasparenza e competitività. I porti che adottano sistemi avanzati di visibilità:

  • Riducano i tempi di attesa e i costi operativi

  • Migliorano la pianificazione delle operazioni

  • Offrono un servizio più affidabile agli stakeholder

Inoltre, in un contesto globale instabile, la visibilità rappresenta un elemento chiave per la resilienza della catena di approvvigionamento.

Diversi strumenti tecnologici rendono possibile una visibilità avanzata:

  • IoT: sensori per tracciare container e attrezzature
  • Port Community System (PCS): piattaforme digitali per lo scambio dati tra tutti gli attori
  • RFID e codici QR: per identificare e localizzare rapidamente le merci
  • Intelligenza artificiale: per l’analisi predittiva e la gestione automatizzata

Queste tecnologie lavorano in sinergia per offrire una supply chain connessa e reattiva.

Nonostante i benefici, ci sono alcune difficoltà:

  • Sistemi informativi non integrati tra i vari operatori
  • Mancanza di standard comuni per la condivisione dei dati
  • Investimenti tecnologici elevati, soprattutto nei porti più piccoli
  • Resistenza al cambiamento e alla digitalizzazione da parte di alcune realtà

Superare queste barriere richiede collaborazione, formazione e una visione strategica condivisa.


Sicurezza nei porti: nasce la Corporazione Piloti Abruzzo e Molise

Garantire operazioni portuali sicure ed efficienti è una priorità per il sistema logistico marittimo italiano. In quest’ottica, è stata ufficialmente istituita la nuova Corporazione Piloti Abruzzo e Molise, un organismo che riunisce le professionalità necessarie per migliorare la sicurezza e l’efficienza delle manovre portuali nella regione.

Un nuovo presidio per la sicurezza marittima

L’attività dei piloti portuali è cruciale per gestire in sicurezza l’accesso e l’uscita delle navi dai porti, soprattutto in aree particolarmente complesse dal punto di vista tecnico o ambientale. La nascita della Corporazione rappresenta un passo importante per rafforzare la sicurezza nei principali scali portuali di Abruzzo e Molise, con un presidio operativo e organizzativo più strutturato.

L’ente raccoglie l’esperienza e le competenze dei piloti marittimi che già operano nei porti regionali, offrendo ora un servizio coordinato e regolamentato a livello interregionale.

Una risposta alle esigenze del traffico marittimo

L’aumento del traffico merci e passeggeri nei porti della regione richiede soluzioni adeguate per garantire operazioni sicure e rapide. La Corporazione Piloti rappresenta un tassello fondamentale in questa direzione, migliorando il coordinamento tra autorità portuali, operatori e istituzioni, a beneficio dell’intero sistema logistico locale.

Una risposta alle esigenze del traffico marittimo

L’aumento del traffico merci e passeggeri nei porti della regione richiede soluzioni adeguate per garantire operazioni sicure e rapide. La Corporazione Piloti rappresenta un tassello fondamentale in questa direzione, migliorando il coordinamento tra autorità portuali, operatori e istituzioni, a beneficio dell’intero sistema logistico locale, nazionale e internazionale.


flusso turistico

Flusso turistico marittimo: il trend in Adriatico

Il flusso turistico nel Mar Adriatico ha davanti a sé – già nell’immediato futuro – sfide che presuppongono chiara visione degli obiettivi, dinamismo, investimenti oculati. Perché il turismo marittimo cresca è necessario potenziare strutture e logistica per favorire collegamenti tra la costa e l’entroterra. Tracciata la rotta, non è mai tempo di guardare indietro. Quindi è necessario sfruttare le numerose opportunità che sostenibilità e transizione energetica offrono. La qualità dell’offerta turistica passa per l’utilizzo di carburanti alternativi, a supporto di un trasporto intermodale tra porto, terminal crociere ed entroterra. Senza dimenticare le iniziative pubbliche e private necessarie perché il flusso turistico non sia limitato alla stagione estiva. Specie considerando che, nonostante la superficie limitata, il Mar Adriatico è strategicamente importante per il nostro paese. Come dimostrano la sua reputazione di hub commerciale ed energetico, emersa nuovamente in seguito ai recenti avvenimenti in ambito geopolitico.

Flusso turistico e i principi dell’innovazione

Le sfide dell’elettrico, le emissioni inquinanti ridotte, un rinnovamento infrastrutturale atteso da anni. Per i non addetti ai lavori, il collegamento tra queste tematiche e offerta turistica non è scontato. Eppure, un modello portuale green & smart, in favore di porti del futuro sempre più accessibili e sostenibili, è indispensabile. Il desiderio degli operatori turistici di vedere incrementare il flusso turistico è comprensibile, ma è auspicabile che tutti si rendano conto della necessità di investire e innovare. Non si può più ragionare sull’innovazione escludendo

  • Efficientamento energetico
  • Riduzione dell’inquinamento acustico
  • Un sistema di raccolta dei rifiuti smart
  • Qualità della vita delle comunità
  • Mobilità a basso impatto ambientale
  • Conversione dei porti in hub energetici

Secondo Unctad, uno sviluppo infrastrutturale climaticamente neutrale implica, a livello globale, investimenti di miliardi di dollari. Oltre a un impegno istituzionale che ormai rientra a pieno titolo nell’agenda di istituzioni e organismi internazionali come l’Unione Europea.

Un buon trend su entrambe le sponde

Per investire cifre importanti sullo sviluppo progettuale dei porti in chiave turistica, c’è bisogno di visione e lungimiranza. Alla pari di dati incoraggianti, come quelli che iniziano a trapelare da Adriatic sea turism report, il rapporto sul flusso turistico marittimo nel Mar Adriatico. Secondo le prime informazioni a disposizione, nel 2023 sono transitati venti milioni di passeggeri, con aumenti del 14% rispetto all’anno precedente. Ancora più evidente – in termini di percentuali – l’aumento dei crocieristi, il 32% in più dei viaggiatori presenti nel 2022. Sia da un lato dell’Adriatico, che dall’altro. Se Corfù e Dubrovnik occupano i primi due posti, la città lagunare è lo scalo con il maggiore incremento registrato nell’arco di dodici mesi, con il 110% di passeggeri in più. Anche i dati in ambito nautico, ferries e aliscafi mostrano una tendenza positiva con aumenti in termini percentuali a doppia cifra.

Appuntamenti importanti

Il riscontro positivo, probabilmente oltre le aspettative, è importante tanto per il comparto in senso stretto, quanto per la filiera che offre opportunità di lavoro. La diffusione e la promozione dei dati che interessano il flusso turistico marittimo saranno al centro della settima edizione di Adriatic Sea Forum. L’evento è in programma il 24 e 25 ottobre, e per la prima volta sbarca a Ravenna, anche grazie alla collaborazione tra il comune, la camera di commercio locale e Autorità del sistema portuale. Secondo i promotori e gli organizzatori, lo scopo del meeting resta quello di “approfondire le proprie conoscenze sui fenomeni turistici nell’area, attivare nuove relazioni professionali o rafforzare quelle esistenti e promuovere attività e progetti”. Pertanto, il Forum diventa un’occasione in più per evidenziare l’impegno economico oneroso – stimato in cento milioni di euro – che la città sta affrontando.

Hub per incrementare il Flusso turistico

Convertire il porto in hub con aree verdi e parco fotovoltaico, nel segno di una tecnologia ecosostenibile sofisticata e coadiuvata da forte digitalizzazione. Il progetto che l’autorità portuale dell’Adriatico centro settentrionale sta cercando di realizzare a Ravenna è la dimostrazione di quanto sia fondamentale partire da dati positivi per ragionare in previsione dell’avvenire. E’ necessario promuovere iniziative orientate all’innovazione infrastrutturale, per venire incontro alle aspettative di una clientela più numerosa. Quindi, è indispensabile che lo sviluppo sia il più possibile equilibrato e diffuso. Per fortuna segnali incoraggianti giungono dall’analisi degli investimenti in programma, grazie

  • Ai 3000 posti barca in più tra Italia, Croazia e Albania
  • All’aggiunta di cento ormeggi nel Porto turistico di Temoli
  • La costruzione di un nuovo porto turistico per superyacht a Bari.

La parola d’ordine, oltre a innovazione, resta riqualificazione, specie ai fini della capacità attrattiva legata al flusso turistico di qualità.

traffico marittimo

navi portacontainer

Navi portacontainer, risorsa del trasporto marittimo

Una visione intermodale

Le navi portacontainer sono navi da carico fondamentali per la tenuta e l’espansione del settore marittimo. Caratterizzate da dimensioni e stili differenti, la presenza di una stiva a più scomparti dà a queste navi la possibilità di immagazzinare carichi notevoli. Ciò comporta notevoli vantaggi sia in termini di efficienza, sia in termini di sostenibilità, perché un unico imbarco corrisponde a un unico tragitto. I container moderni sono concepiti secondo un’ottica multimodale in ambito logistico. Oltre alle navi, viaggiano su camion e treni merci, essendo trasportabili tanto su strada quanto su rotaia. Nello specifico, grandi navi trasportano ventimila unità corrispondenti a venti piedi. Un container da venti piedi misura 1 teu – acronimo inglese per twenty foot equivalent unit. Una nave da 2 teu assolve carichi ancor più ragguardevoli. a dimostrazione dei passi in avanti a livello infrastrutturale, logistico, tecnologico

Le navi portacontainer, smart ed efficienti

Nel terzo millennio, il trasporto marittimo ha a disposizione strumenti – come rimorchiatori e gru efficienti – risorse umane – si pensi ai gruisti o ai piloti dei rimorchiatori. Nonché tecnologia sofisticata che rende più celeri le operazioni nei porti e più smart le strutture doganali. Perché la movimentazione portuale sia super efficiente, si predispone un piano di stivaggio per ogni nave porta container. Dato l’elevato numero di container, la pianificazione consente di agevolare le operazioni di scarico e successivo trasporto. Soprattutto nei casi in cui il container destinato ad un determinato porto d’attracco sia posto più in fondo alla stiva rispetto ad altri destinati a scali successivi. Per operare al meglio, i pianificatori devono considerare

  • Le modalità di prenotazione e spedizione
  • Il peso del singolo container
  • La Suddivisione e la distribuzione del peso uniforme

La situazione attuale: Mar Rosso e Houthi

Tenendo conto dell’importanza delle navi porta container nell’ambito del commercio mondiale e dell’economia globale, il quadro politico internazionale influenza notevolmente l’andamento della movimentazione portuale. A livello planetario, canale di Panama e canale di Suez rappresentano due punti strategici. Due nodi di una rete intricata e complessa, ancor di più alla luce degli ultimi risvolti nel Mar Rosso. Dove il gruppo sciita degli Houthi, ribelli yemeniti alleati con l’Iran – avversario delle potenze sunnite, come l’Arabia Saudita – ha costretto centinaia di navi porta container a rinunciare alla via più breve. Tanto da dover circumnavigare il continente africano, passando per il canale di Buona Speranza in Sud Africa, con evidenti ripercussioni sui tempi di navigazione – allungati di circa una settimana. Al di là dei disagi facilmente intuibili, le dilazioni provocate dagli attacchi militari Houthi aggravano il dato ambientale, in quanto le navi rilasciano e richiedono maggiori quantità di carburante, facendo lievitare i costi dei trasporti.

La strada cinese

La complessa situazione geopolitica impone ai paesi europei, così come ai loro partner, una seria riflessione utile a riconsiderare infrastrutture e modalità logistiche. In questo filone i percorsi scelti rappresentano un punto critico da non sottovalutare. La Cina, principale partner di molti paesi del vecchio continente, propone oggi una politica fortemente orientata all’export di merci e materie prime affidate a navi porta container. Per limitare eventuali danni legati alla situazione precaria in ambito marittimo, il governo di Pechino ha dovuto limitare le esportazioni via mare. Spostando quindi risorse e investimenti sul trasporto su rotaia e su strada, dando vita alla bolt and road initiative, più nota come via della Seta. Negli ultimi dieci anni, il solo trasporto merci nei container su ferrovia ha generato un volume d’affari superiore ai trecento miliardi di dollari. L’esempio cinese sarebbe quindi un esempio per chi crede nella necessità di creare una rete intermodale nei trasporti.

trasporto merci pericolose

Verso le navi portacontainer elettriche

Attualmente le navi porta container più grandi hanno capacità di migliaia di TEU, e garantiscono rotte internazionali più volte a settimana. Forti di un design sofisticato, della loro capacità di consentire il trasporto di container disposti su più strati, i mezzi oggi più grandi sono Msc Irina e Loreto, OOCL Spagna, Msc Tessa e Maresca. Si avvalgono di tecnologia avanzata, e di ultima generazione in termini di efficientamento energetico. Perché l’impatto ambientale gioca oggi un ruolo chiave, tanto che si continuano a studiare o sperimentare alternative – vedasi l’idea di aumentare spazi destinati a magazzini e depositi – a seconda delle singole esigenze. L’intermodalità, la capacità di spostare i container da un mezzo all’altro – nave, treno, camion – appare come la soluzione più versatile. Mentre alcuni paesi e realtà importanti spingono verso l’ultima frontiera del trasporto marittimo: le navi portacontainer elettriche.

Presente, futuro: Greenwater 01

Greenwater 01 è la nave porta container elettrica che la compagnia Cinese Cosco ha progettato e realizzato. Lunga 120 metri, monta batterie con capacità da 50000 kWh. La nave da 700 TEU – con carico fino a 700 container da 20 piedi – è stata ideata per navigare acque interne e percorrere la rete fluviale tra Shangai e Nanchino. Quasi mille chilometri di viaggio che le permettono di raggiungere i grandi porti nazionali, da dove far partire merci destinate al mercato internazionale. Grazie al motore elettrico la società risparmia migliaia di litri di carburante, per ogni 100 miglia nautiche – corrispondenti a180 km o poco più.


emissioni zero

Conero Box, collegamenti diretti Cina - Adriatico

Conero Box è il nome che DHL global forwarding ha voluto dare al nuovo servizio che garantirà un collegamento tra la Cina e la dorsale adriatica – segnatamente le regioni di Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. Grazie a spedizioni marittime a cadenza settimanale, è auspicabile un’espansione della struttura in tempi brevi. Primo arrivo ad Ancona il 12 giugno, da quel momento destinazione finale del nuovo tragitto marittimo con partenza dal porto cinese di Ningbo. Un’infrastruttura che sorge in una ampia area industriale, nel centro del paese, in una località attraversata dal fiume Yong e che ospita la flotta della marina dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese. Dopo gli hub di Milano, Bologna e Venezia, Conero Box è la nuova struttura concepita per garantire un servizio LCL interamente coordinato e gestito da DHL Global Forwarding

Conero box, Un servizio senza intermediari

Conero Box è visto come uno strumento determinante per raggiungere un livello di eccellenza nell’ambito del commercio marittimo tra porti lontani migliaia di chilometri. Ma tra le aspirazioni del gruppo che ne è ideatore e realizzatore, rientrano obiettivi a tutela di clienti, aziende, e – anche – i consumatori finali. Attraverso il servizio Intact si intende dare alla gestione dei carichi massima attenzione e massima priorità. Sono previste operazioni di carico scarico senza intervento di intermediari. Tale iniziativa dovrebbe consentire vantaggi nello specifico qualificabili in

  • Sicurezza e monitoraggio costante della spedizione in essere
  • Assenza di passaggi di consegne e trasferimenti in serie
  • Riduzione dei costi e dei tempi di transito, a tutto vantaggio della catena logistica
  • riduzione delle emissioni di CO2 tramite off-setting sulla tratta diretta, o port-to-port.

Sicura e sostenibile, l’iniziativa Conero Box rientra nell’ambito di un’offerta che intende fornire servizi nuovi, soluzioni innovative a esigenze diverse

Parola d’ordine: intermodalità

La clientela può monitorare percorso e tracciabilità della merce in transito dal porto di origine a quello di destinazione.  Conero box è un progetto per veicolare in ambito internazionale le potenzialità di una parte d’Italia – quella adriatica –. Un input in più per investire sulla catena logistica interna, così come avvenuto con altri hub sorti a Milano, Bologna e Venezia. O nel collegamento intermodale tra Genova e Padova interporto, inaugurato qualche anno fa in collaborazione con GTS Rail, impresa ferroviaria italiana. Due viaggi a settimana che collegano il porto del capoluogo ligure e l’area del Nord – est italiano, il quale svolge una funzione strategica per la sua notevole capacità produttiva. Il trasporto intermodale sviluppato anche nell’ottica di liberare la rete viaria intorno alla città di Genova, spesso congestionata. Con merci che circolano più velocemente grazie a un sistema flessibile, è lecito attendersi minori tempi di attesa nei porti italiani

conero box

Tempi di percorrenza certi

Negli anni segnati da tensioni geopolitiche che toccano direttamente le rotte marittime tra Mar Rosso e canale di Suez, i porti italiani rischiano pesanti ricadute. Dovute in parte agli allungamenti dei tempi di percorrenza, dall’altra a dirottamenti verso altri porti di altri paesi. Con inevitabili ripercussioni sui sistemi di carico e scarico per gli scali di Genova, Trieste e Gioia Tauro, strategici per il trasporto container e di carichi energetici. Tempi di percorrenza certi – cinquantaquattro giorni – restano un caposaldo dell’intero progetto Conero Box. La puntualità e l’efficienza del servizio sono anch’esse una priorità, perché a causa delle tensioni nel Mar Rosso e in altri punti strategici, sussiste il rischio di vedere un allungamento dei tempi di spedizione. Con l’apertura del nuovo hub, le aziende che operano su un’area ricca di piccole e medie imprese, potranno beneficiare di tutta una serie di vantaggi.

Un polo tecnologico e formativo

Servizi più veloci e costi di trasporto più contenuti, grazie alla prossimità, sono una fonte di investimento e guadagno per il mondo imprenditoriale. Conero box si inserisce in un filone dove è diventato sempre più fondamentale investire in infrastrutture che oggi comprendono anche

  • sviluppo di reti di interporto in ottica intermodale
  • investimento in nuove tecnologie e soluzioni digitali

Non solo tra i concetti chiave promossi in ambito commerciale e marittimo, la logistica integrata è oggi realtà. Anche grazie a percorsi di formazione intrapresi di recente. A Venezia è nata l’Accademia della Logistica e del Mare. Il polo tecnologico e formativo, incentrato sulla logistica, è il risultato della collaborazione tra ITS Marco Polo Academy, Vemars e CFLI. Forte di un investimento da 4 milioni di euro, è prevista la riconversione degli spazi che ospitano l’ITS Marco Polo in un hub tecnologico finalizzato alla formazione degli studenti ITS e dei professionisti della logistica.