Rotte alternative
La crisi nel Mar Rosso, un canale che copre il 30% del traffico mondiale di container, continua ad avere un profondo impatto sul trasporto marittimo. In alcuni casi, si parla di dimensioni senza precedenti. Il New Brief, primo di una nuova serie che analizza i recenti sviluppi economici e sociali e le questioni speciali in situazioni di fragilità, conflitto e violenza (FCV) in Medio Oriente e Nord Africa (MENA), esplora le conseguenze della situazione di instabilità in un punto così caldo per il trading mondiale. Il recente conflitto in Medio Oriente ha portato ad attacchi a navi commerciali, causando una significativa flessione dell’attività marittima in alcune zone in favore di rotte alternative. Un esempio? A partire da fine marzo 2024, il volume di traffico attraverso il Canale di Suez e lo Stretto di Bab El-Mandeb si è ridotto, mentre la navigazione attraverso il Capo di Buona Speranza è cresciuta vertiginosamente.
Crisi del Mar Rosso: la situazione nei porti italiani
La crisi nel Mar Rosso ci ricorda l’interconnessione del commercio globale e l’importanza di mantenere rotte marittime sicure e aperte. Mentre la situazione continua ad evolversi, le ripercussioni sul nostro paese non si sono fatte attendere. Il centro studi Fedespedi ha pubblicato recentemente l’ultimo report sugli effetti della crisi di Suez sul trasporto marittimo. La circumnavigazione dell’Africa ha avuto ripercussioni negative per i porti in Adriatico, ma allo stesso tempo ha favorito alcune banchine del Tirreno, grazie al passaggio delle merci attraverso lo stretto di Gibilterra. Pertanto, Genova, La Spezia e Salerno hanno registrato un aumento di box imbarcati e sbarcati in percentuali variabili tra il 2% e l’8%. Dall’altro lato, Trieste, Venezia e Ravenna hanno subito contrazione pesante in termini di movimentazione merci. Con percentuali a doppia cifra.
Strategie per il prossimo futuro
Il cambio delle rotte per la crisi del Mar Rosso ha prodotto un aumento dei costi pari al 44% dei noli marittimi verso il Mediterraneo rispetto all’anno precedente. Notevole anche l’impatto sui tempi di consegna della merce, che se nel mese di aprile 2023 sfiorava il 62% in termini ei puntualità, a distanza di dodici mesi oltrepassava di poco il 54%. La vicinanza con Gibilterra ha avvantaggiato lo scalo marocchino di Tangeri, così come altri spot iberici. Come facilmente intuibile, i porti liguri di Genova e Savona hanno visto incrementare il trasbordo di container. Per evitare squilibri territoriali come conseguenza della situazione geopolitica attuale, la ricerca del Centro Studi Fedespedi sottolinea l’importanza di una riorganizzazione dei servizi. Allo scopo di
- Utilizzare maggiormente il transhipment
- Proporre una diversa rotazione dei trasporti nei porti italiani, valutando l’opzione di inserire nuovi scali
Attivare nuovi servizi intra-med con gli scali più vicini a Gibilterra
Crisi del Mar Rosso: l’espansione dell’Estremo Oriente
Le guerre in Ucraina e nel Medio Oriente hanno rivoluzionato le rotte e i traffici con inevitabili ripercussioni sui porti italiani ed europei. Allargando l’orizzonte, è rimarchevole come gli scambi intercontinentali si siano mantenute su livelli sostenuti, addirittura crescendo a livello intercontinentale. Nel primo trimestre del 2024, stando ai dati che Container Trades Statistics ha recentemente pubblicato, lo scambio merci ha toccato i 28,9 milioni di Teu nei primi tre mesi di quest’anno. L’estremo oriente si rivela area particolarmente dinamica; l’export di merci provenienti da quei luoghi verso Nord America e Australia è aumentato del 13%. A fronte di un aumento delle esportazioni verso il vecchio continente, non si registrano variazioni riguardo alle importazioni, determinando così un volume di traffici sbilanciato da e verso l’Europa.
Costi economici e ambientali
La crisi nel Mar Rosso ha implicazioni di vasta portata, non solo per l’industria del trasporto marittimo, ma anche per l’ambiente e l’economia globale. Le rotte più lunghe hanno aumentato le distanze di viaggio per i cargo e le petroliere fino al 53%, causando un aumento delle emissioni di CO2 a causa del carburante supplementare bruciato. Da un punto di vista economico, la crisi ha portato a un’impennata dei noli e dei costi assicurativi del trasporto marittimo, contribuendo all’inflazione e incidendo negativamente sulle economie marittime regionali e internazionali. In risposta a queste sfide, i responsabili politici sono invitati a rimanere vigili e a valutare continuamente l’evoluzione degli impatti. È fondamentale mantenere solidi quadri di politica monetaria, valutaria e fiscale per mitigare le vulnerabilità economiche ai nuovi shock
Nuovi spot e nuove opportunità
Nel mezzo della crisi del Mar Rosso, si intravedono opportunità di crescita. La tendenza globale verso il re-shoring, il near-shoring e il friend-shoring, al netto di un aumento dei costi commerciali, presenta opportunità per i Paesi geograficamente vicini a importanti aree commerciali come l’Unione Europea e gli Stati del Golfo. In presenza di un quadro politico solido, i Paesi nordafricani potrebbero in un futuro non remoto attrarre investimenti diretti esteri da e verso queste regioni. Ciò potrebbe portare a una spinta degli investimenti locali e alla creazione di posti di lavoro, a un aumento dei redditi e a un più facile trasferimento di tecnologia, tutti fattori che possono contribuire alla resilienza e alla crescita delle economie. Un fattore determinante per evitare ulteriori destabilizzazioni in un’area vicina al Mediterraneo, considerata ancora spot caldo vista la prossimità a conflitti e regimi dittatoriali.