Porti italiani tra competitività e sostenibilità

I porti italiani non hanno vissuto un anno felice: nel 2023 infatti si è assistito a un calo della movimentazione merci e dei container.  Una diminuzione tra il 3 e il 4%, con poche eccezioni positive. Una contrazione evidente che desta preoccupazioni; anche alla luce del contesto geo politico internazionale con le note interferenze degli Houthi nel Mar Rosso. Migliore invece la situazione per il traffico ro-ro, che si mantiene su livelli essenzialmente stabili, mentre ottimi riscontri arrivano dai dati relativi al numero di passeggeri transitati. L’aumento di passeggeri nei porti italiani è superiore al 16%, con aumenti vertiginosi – pari al 55% – nel caso dei crocieristi. Pur disponendo di 112mila posti in barca, la qualità dell’accoglienza nel nostro paese lascia in sospeso più di un interrogativo. A dimostrazione che tanti fattori – nessuno escluso – incide sulla crescita economica dell’intero comparto.

In calo merci e container

Pur considerando l’andamento generale dei porti italiani, occorre fare tutte le distinzioni tra le varie aree del nostro paese. Prendendo in esame il periodo tra gennaio e settembre dello scorso anno, Genova ha registrato una contrazione in termini di movimentazione container pari al 6% rispetto all’anno precedente. Migliore la situazione a Savona Vado dove invece si è assistito a un aumento di transiti in termini percentuali. Scendendo lungo il Tirreno, la situazione non è rosea più o meno ovunque. A Marina di Carrara, La Spezia e Livorno la diminuzione più consistente riguarda i container – con un calo stimato del 10%. Percentuali simili anche per l’ADSP di Napoli e Salerno, dove ancora una volta lo scenario peggiore riguarda il settore dei container rispetto al traffico merci.

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I dati del comparto nautico.

Volgendo lo sguardo all’Adriatico, verso gli scali portuali di Venezia, Trieste e Monfalcone, i numeri non migliorano, a conferma della tendenza generale. Nel capoluogo veneto, la contrazione tocca percentuali intorno al 4% per la movimentazione merci e del 10% per container. Fortunatamente, questi dati negativi sono bilanciati da un quadro più confortante nel comparto nautico. Le aziende del settore evidenziano un 2024 con buone prospettive rispetto ai dodici mesi precedenti. Diversi elementi lasciano propendere per questa ipotesi, dato che

  • La produzione italiana di superyacht si conferma leader nel mercato, con più di seicento modelli in costruzione
  • Sono aumentate le prenotazioni per le imbarcazioni charter rispetto a un anno fa

Alla luce di questi dati emerge la necessità di attuare la pianificazione dello spazio marittimo, che possa uniformare le diverse realtà del nostro paese con ripercussioni positive per i porti italiani. In ambito nautico e per il mondo del diporto.

Il futuro: norme, investimenti, hub energetici

Lo sviluppo del diporto nautico giocherà un ruolo fondamentale per l’economia turistica italiana. In termini di occupazione e occupabilità, di costi e investimenti, di ricavi e guadagni che possano giovare allo stato e alle imprese. Per poter competere con altri scali continentali ed extra europei, i porti italiani hanno bisogno di

  • Attirare investimenti mirati – dall’estero e dal mercato interno – in grado di avviare uno sviluppo sostenibile delle infrastrutture alla luce della transizione energetica e digitale
  • Avere come riferimento una normativa chiara, esaustiva, uniforme, perché non vi siano squilibri e difformità tra le diverse aree del paese.

Considerando il passato, il presente, il futuro delle rotte marittime e degli interscambi commerciali nel Mediterraneo, il sistema logistico e portuale deve calamitare l’attenzione degli investitori. Magari facendo leva su un volume d’affari che attualmente supera i 300 miliardi di euro. Così come sulla conversione di alcuni porti italiani in veri e propri hub energetici.

trasporto marittimo

La rotta verso lo sviluppo economico

Oggi più che mai è fondamentale una logistica efficiente, anche grazie alle risorse – 630 milioni di euro – messe a disposizione dal PNRR per le Zone economiche speciali. Ma cosa comporta in ambito logistico – portuale una logistica smart e sempre più ottimizzata? Indubbiamente una crescente connessione – reale, non solo virtuale – tra aree ad alta vocazione industriale e porti italiani più vicini. Vedasi gli scali di Venezia e Trieste, affacciati sull’Adriatico, i quali costituiscono uno snodo cruciale tra Nord Italia e paesi dell’Europa centrale, Europa occidentale ed Europa orientale. In altre parole, aree caratterizzate da un notevole sviluppo economico da un lato, e zone con ottime prospettive di crescita dall’altro. Non dimentichiamo, dunque, gli innumerevoli vantaggi di un porto che funziona, come

  • Incentivo agli insediamenti produttivi
  • Incremento dell’export
  • Riduzione dei gas serra e dell’impatto ambientale

Riqualificazione e logistica smart

I conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente hanno ridisegnato ambizioni geopolitiche e scenari che sembravano già delineati – come nel caso della via della seta. Pur ragionando in un contesto internazionale, i singoli stati tengono conto della attuale crisi della globalizzazione per ripensare la strategia dei propri porti anche in ottica intermodale. Data la complessità dell’orografia del nostro paese, i porti italiani hanno bisogno forse più degli altri di una rete stradale e ferroviaria degna del ventunesimo secolo. Segnali interessanti arrivano da Genova, che grazie al completamento del Terzo valico dei Giovi, punta ad ottimizzare i collegamenti con Milano e quindi il resto dell’Europa. L’auspicio è che i porti italiani diventino competitivi, ma perché questo avvenga, è necessaria la riqualificazione delle aree di prossimità e dell’immediato entroterra.


Pianificazione dello spazio marittimo, regole e opportunità

La pianificazione dello spazio marittimo ricopre un ruolo cruciale per lo sviluppo di un’economia portuale sostenibile. Grazie alla Direttiva 2014/89 UE tutti gli stati membri devono attuare misure considerate strategiche per tutelare l’ecosistema, produrre energia rinnovabile, promuovere la coesistenza di pesca, trasporto marittimo e turismo. Attraverso i piani di gestione i singoli paesi devono individuare luoghi e definire tempistiche perché le attività marittime non impattino più su mari e coste. Con il D.Lgs. 201 del 17 ottobre 2016, il nostro paese ha recepito la direttiva approvata a Bruxelles. L’anno successivo, il Consiglio dei ministri ha istituito con apposito decreto delle linee guida specifiche. Tutte deputate alla definizione delle aree marittime ove predisporre la pianificazione dello spazio marittimo, in base alla rilevanza in termini di movimentazione. Vere e proprie nuove sotto regioni: quella del Mediterraneo centrale, occidentale, adriatica e ionica.

Il quadro normativo

La pianificazione dello spazio marittimo è sinonimo di visione globale. Una crescita sostenibile deve tener conto di più fattori: economici, sociali e soprattutto ambientali. Senza la loro integrazione non è possibile adottare o implementare le misure di una corretta gestione del settore marittimo. Così come risulta fondamentale un quadro normativo uniforme. Attraverso la Direttiva 2008/56 L’Unione Europea promuove uno strumento politico intersettoriale che coordini un’effettiva distribuzione spaziale e temporale di tutte le attività nel nostro ambito. Pur svolgendo un ruolo cruciale, l’adozione di un piano comunitario non è scevra da rischi. Tutti i paesi hanno riscontrato delle difficoltà a introdurre progetti su larga scala. A dimostrazione che un processo così importante richiede una cooperazione continua tra ministeri e autorità locali.

Una gestione importante

Mare Adriatico, Mar Ionio, Mar Mediterraneo occidentale e centrale: sono queste le aree marittime sotto il controllo delle autorità italiane.  Ciascuna sottoposta alla pianificazione dello spazio marittimo attraverso piani di gestione, definiti secondo linee guida “contenenti gli indirizzi e i criteri”, in linea con l’articolo 4 della direttiva 2008/56/UE. La pianificazione dello spazio marittimo copre un’ampia gamma di usi e attività, quali

  • Pesca e acquacoltura
  • Siti deputati alla protezione e alla conservazione del patrimonio ittico
  • ricerca e sfruttamento delle risorse minerali
  • ricerca e sfruttamento delle risorse energetiche finalizzate alla produzione di fonti rinnovabili
  • monitoraggio dei flussi di traffico, nonché rotte di trasporto marittimo
  • zone deputate all’ addestramento delle forze navali e militari
  • aree strategiche per fini scientifici, attività estrattive o di ricerca scientifica- tracciati per cavi e condotte sottomarine
  • tutela del paesaggio costiero.

I rischi per la blue economy

Secondo quanto sostenuto dal WWF l’UE è ancora però lontano dagli obiettivi ambiziosi di una vera e propria economia blu. Sedici nazioni esaminate, e pur con le dovute distinzioni, nessuna ancora in grado di soddisfare pienamente i requisiti dovuti. Nell’ottica della pianificazione dello spazio marittimo, è auspicabile una partnership su scala continentale. Allo stesso tempo è impensabile poter preservare lo stato ambientale e utilizzare energie rinnovabili, senza coinvolgere direttamente piccole imprese che lavorano nella pesca o per il settore turistico. Dopo aver visitato siti e valutato piani per le aree marine, il WWF ha stabilito che al momento la Slovenia è il Paese che più di tutti ha gestito le attività marittime secondo un approccio ecosostenibile. Riguardo a paesi con doppio affaccio sul mare, Spagna e Francia hanno fatto meglio sulle sponde mediterranee rispetto alla parte atlantica. Mancano all’appello i dati di Croazia, Cipro, Grecia e Italia.

La crescita sostenibile non più rimandabile

La Commissione europea ha già sottoposto l’Italia a una procedura d’infrazione, dovuta al mancato recepimento della Direttiva 2014/89/UE, malgrado la scadenza legale fissata a Marzo 2021. Il 2 novembre 2023 si è conclusa la procedura di Valutazione ambientale strategica prevista per attuare il Piano di gestione dello spazio marittimo italiano – Area marittima Adriatico. A distanza di mesi non è ancora perfettamente delineato. Il piano resta l’unico documento in grado di individuare e definire ciò che è possibile realizzare nelle aree costiere e marittime soggette all’autorità del nostro paese. Anche alla luce di ciò che  almeno in origine – costituivano le ambizioni della pianificazione dello spazio marittimo in ambito comunitario, quali

  • una politica marittima globale dell’Unione, tenendo conto delle specificità territoriali e settoriali
  • la necessità di rispettare il principio di sussidiarietà,
  • lo sviluppo di un’economia marittima, competitiva e sostenibile, in armonia con l’ambiente marino.

Un approccio ecosistemico per contrastare (anche) il climate change

Per quanto fondamentale, la pianificazione dello spazio marittimo è solo uno degli strumenti a nostra disposizione per coordinare le politiche marittime settoriali. La sicurezza – attraverso la sorveglianza marittima – resta prioritaria, così come dati e informazioni. Tutto concorre in favore di una politica di equilibrio mirata alla risoluzione di eventuali controversie, che guardi avanti verso un futuro sostenibile e competitivo per l’intero continente. Attraverso la cooperazione i singoli stati possono gestire uno spazio marittimo comune, e affrontare sfide sempre più pressanti. Per centrare obiettivi immediati e ambiziosi è necessario un coinvolgimento di regioni e autorità locali. In grado di monitorare quelle attività umane pericolose per la salvaguardia dei corsi d’acqua e di interi tratti costieri.


Riforma del sistema portuale: questione complessa

Il Governo sta parlando, da mesi, dell’opportunità di riformare la “governance” del sistema portuale italiano. A tal proposito al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture è stato istituito un gruppo di lavoro che dovrebbe impostare il disegno di legge delega su cui avviare l’iter di riforma. Nella IX Commissione della Camera (Trasporti) sono state presentate tre risoluzioni  che hanno dato il via a un ciclo di audizioni con i soggetti più rappresentativi del settore, associazioni ed enti. Assiterminal, Associazione italiana Terminalisti portuali, principale espressione associativa dell’industria della portualità in  Italia, ha sottolineato l’importanza di approvare una riforma al di fuori delle dinamiche maggioranza/opposizione, garantendo così una stabilità normativa fondamentale per un provvedimento di grande impatto sull’economia nazionale.

RIFORMA

UNITARIA

NECESSARIA

Governance efficiente per una portualità aggiornata

Essa propone lo snellimento burocratico delle procedure, accorciando così anche i tempi delle decisioni. La sovrapposizione di funzioni e l’eccessiva dispersione che c’è a livello decisionale (anche soltanto, ad esempio, per dare l’ok ad un dragaggio di fondali) causate dalla riforma del Titolo V del 2001, secondo l’associazione, devono essere affrontate in maniera decisa. E, possibilmente, senza perdere troppo tempo. La capacità di prendere decisioni sugli investimenti infrastrutturali deve essere centrale. Per quanto riguarda le Autorità di Sistema Portuale (Adsp), Assiterminal suggerisce di dotarle di strumenti tipici del settore privato, semplificando le procedure di dragaggio e consentendo loro di svolgere attività economiche diverse.

Obiettivi dell’operazione

Transizione energetica e sostenibilità

Assiterminal inoltre evidenzia l’importanza, per i porti italiani, di sviluppare capacità di autoproduzione di energia rinnovabile e di essere hub di produzione/distribuzione di carburanti alternativi. Essa sottolinea la crescente necessità di trasformarli in centri avanzati non solo per il trasporto delle merci, ma anche per la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica.  Questo non solo attirerebbe investimenti e traffico di merci, ma contribuirebbe anche allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili nel contesto nazionale. L’utilizzo di fonti energetiche sostenibili, come l’energia solare e eolica, potrebbe contribuire significativamente a ridurre l’impatto ambientale delle operazioni portuali. L’installazione di pannelli solari sui tetti degli edifici portuali e la costruzione di aerogeneratori nelle vicinanze potrebbero fornire una fonte stabile di energia pulita. Inoltre, è essenziale che i porti italiani si trasformino in hub di produzione e distribuzione di carburanti alternativi. L’adozione di tecnologie avanzate, come celle a combustibile e biocarburanti, potrebbe ridurre le emissioni nocive dei veicoli e delle imbarcazioni utilizzate nel porto. Questa transizione verso carburanti più puliti non solo risponde alle crescenti normative ambientali, ma offre anche opportunità di business nel mercato emergente delle energie rinnovabili.

trasporto marittimo

Uniformità normativa e lavoro portuale sostenibile

Un sistema efficace richiede regole condivise per tutte le concessioni portuali. Assiterminal critica la diversità nei regolamenti, indicando la necessità di regole uniformi. Per quanto riguarda il lavoro portuale, suggerisce il mantenimento del modello attuale, proponendo una cabina di monitoraggio centrale. La revisione del decreto legislativo 272/99 sulla sicurezza del lavoro è consigliata, con l’implementazione di un fondo per il prepensionamento per favorire il ricambio generazionale. Inoltre, per agevolare il ricambio generazionale (la media anagrafica nel settore vede oltre il 50% dei lavoratori con + di 50 anni), si dovrebbe procedere ad avviare il fondo per il prepensionamento dei lavoratori portuali (prevedendone un possibile potenziamento in termini di risorse finanziarie) e procedere all’inserimento di alcuni profili del lavoro portuale tra i lavori usuranti e rendere strutturale i principi che prevedono la possibilità, in capo alle Autorità di Sistema Portuale, di mettere a disposizione risorse economiche per la formazione e prepensionamento dei lavoratori portuali.

Riforma portuale in salita

Secondo Pasqualino Monti, presidente dell’autorità di sistema portuale del mare di Sicilia occidentale i porti, che sono un asset industriale e muovono quasi il 5% del Pil, “non possono essere trattati come carrozzoni pubblici o enti pubblici. Devono potersi muovere con facilità e rapidità perché il mercato non ti aspetta”. In ogni caso la riforma del sistema portuale, nonostante le rassicurazioni ministeriali, sembra ancora molto lontana, anche perché sono varie le indicazioni e le idee. La complessità della questione fa il paio con la diversità di proposte e di vedute in circolazione, aggiungendo ulteriori incertezze al già tortuoso percorso di riforma. (Link: https://www.portnews.it/riforma-dei-porti-una-questione-seria-trasformata-in-farsa/)


Consolidamento della banchina di Riva nel porto di Ortona

Un passo cruciale per una migliore efficienza operativa

L’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale (Adsp) ha di recente assegnato i lavori per il consolidamento della banchina di Riva nel porto di Ortona. Si tratta di un intervento strategico, atteso da anni, che è stato finanziato con i fondi riservati alla coesione territoriale e alle Zone economiche speciali dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Con questi lavori si mira a potenziare la struttura portuale per adeguarla ai moderni standard dei traffici commerciali marittimi.

Dettagli dell’intervento

+230 metri

LUNGHEZZA

+3 metri

LARGHEZZA

Il progetto prevede il consolidamento del primo tratto della banchina di Riva, con una lunghezza di 230 metri e una larghezza di 30 metri. L’appalto è stato assegnato al raggruppamento temporaneo d’impresa composto da Fincantieri Infrastructure Opere Marittime Spa, Impresa Costruzioni Mentucci Aldo Srl, Seacon e Acale, con un importo di aggiudicazione di 8.574.000 euro, con un ribasso del 21,73%. Si tratta di lavori attesi dagli operatori e dalle aziende che ruotano attorno al porto di Ortona. Nella prima fase l’intervento sarà incentrato sulla bonifica bellica delle aree a terra e degli spazi subacquei interessati dal progetto.

Obiettivi dell’operazione

Riqualificazione e potenziamento delle strutture di banchina esistenti

L’intervento mira a riqualificare e potenziare le strutture di banchina esistenti, adeguandole ai requisiti richiesti dai moderni sistemi del traffico commerciale marittimo. La realizzazione di un consolidamento tramite “rifodero” e la costruzione di una pavimentazione semirigida ad alte prestazioni garantiranno resistenza e funzionalità anche ai carichi eccezionali, confermando il porto di Ortona scalo tra i più importanti dell’Adriatico a livello commerciale. La banchina sarà inoltre dotata di infrastrutture come bitte, parabordi cilindrici, paraspigolo e scalette alla marinara in acciaio inox.

Altri lavori nel porto di Ortona

Parallelamente all’intervento sulla banchina di Riva, l’Autorità di sistema portuale sta completando il secondo stralcio dell’intervento di manutenzione straordinaria della scogliera del molo nord. Questo intervento, con un investimento complessivo di 2.340.000 euro, segue i lavori del primo stralcio eseguiti nel 2021. La manutenzione della scogliera è essenziale per la protezione del bacino portuale di Ortona e della banchina commerciale nord, particolarmente vulnerabili alle mareggiate.

 

Il presidente Adsp: ‘Intervento strategico’

Il presidente dell’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale, Vincenzo Garofalo, in una nota, ha sottolineato l’importanza di queste opere che sono cruciali “per migliorare la logistica e l’infrastruttura dello scalo, riconosciuto come fondamentale per il sistema produttivo, commerciale e manifatturiero dell’Abruzzo”.

Il consolidamento della banchina di Riva e la manutenzione della scogliera rappresentano passi significativi verso un porto di Ortona più efficiente, sicuro e pronto a nuovi futuri sviluppi del traffico marittimo.

Porto di Ortona da sempre punto di riferimento del territorio

Ortona è un antico porto, ritenuto strategico fin dall’epoca romana, per la sua posizione in Adriatico e gli scambi commerciali con l’area Balcanica, i Paesi del Medio Oriente e l’est Mediterraneo. Un porto che, nel 2022, ha movimentato 1.168.000 tonnellate di merci (36% di prodotti petroliferi raffinati e il 64% di rinfuse solide), e con importanti potenzialità di sviluppo. Esso è ben collegato con la grande area industriale della Val di Sangro e quella della Val Pescara, con la ferrovia Adriatica, le autostrade A14 e A24, con l’aeroporto di Pescara e l’interporto d’Abruzzo.

Conclusioni

Gli investimenti e le prospettive di sviluppo del porto di Ortona testimoniano una determinazione crescente nel posizionare lo scalo marittimo come un centro logistico di riferimento nell’Adriatico. Questo non solo offre opportunità di sviluppo economico e industriale per la regione ma contribuisce anche al prestigio dell’Italia nel contesto marittimo internazionale. Il porto di Ortona, dunque, con la sua combinazione di efficienza operativa e impegno ambientale, emerge come un esempio nel panorama italiano.


Il porto di Ortona all'avanguardia nella logistica marittima

La logistica rappresenta un cardine fondamentale per lo sviluppo dei porti italiani, con una crescente tendenza verso l’adozione di tecnologie avanzate per migliorarne l’efficienza operativa ma anche la sostenibilità ambientale, divenuta ormai imprescindibile dalle attività di sviluppo economico. Nel contesto di questa evoluzione, il porto di Ortona si distingue per il suo impegno nella digitalizzazione, nell’uso di intelligenza artificiale e nell’implementazione di pratiche sostenibili. Si tratta di strategia, in con tinua evoluzione, che punta ad ottimizzare le operazioni portuali e che contribuisce anche a consolidare la reputazione internazionale dell’Italia come protagonista responsabile nel panorama marittimo globale.

Digitalizzazione e sostenibilità

La digitalizzazione è al centro degli sforzi in atto per migliorare l’efficienza portuale. I tempi attuali pretendono che la digitalizzazione, che si è affermata come il motore principale per l’innovazione in diversi settori, diventi fondamentale anche per quello portuale. Negli ultimi anni, c’è stata una crescente consapevolezza dell’importanza della digitalizzazione per migliorare l’efficienza delle operazioni portuali, promuovendo una gestione più intelligente delle risorse e ottimizzando la catena logistica, ed evitando, talvolta, anche i rischi.

La digitalizzazione nei porti comporta l’adozione di tecnologie avanzate come l’Internet delle cose (IoT), l’intelligenza artificiale (IA), l’analisi dei dati e la connettività avanzata. Tali strumenti consentono una maggiore visibilità e controllo sulle attività portuali, migliorando significativamente la pianificazione delle operazioni e riducendo i tempi di inattività.

L’importanza della digitalizzazione nei porti

Uno degli aspetti cruciali della digitalizzazione portuale è la gestione intelligente delle merci. L’implementazione di sistemi di tracciamento basati su IoT consente di monitorare in tempo reale la posizione e lo stato delle merci, fornendo informazioni tempestive sulla loro movimentazione. Questo non solo ottimizza la distribuzione delle risorse, ma riduce anche il rischio di smarrimento o danneggiamento dei prodotti.

Inoltre, l’introduzione di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale permette di prevedere e gestire in modo più efficiente le operazioni portuali, andando in aiuto agli equipaggiamenti, riducendo i tempi di fermo e migliorando la disponibilità delle risorse in campo.

La digitalizzazione riguarda anche la semplificazione delle procedure amministrative. L’implementazione di sistemi di gestione elettronica dei documenti riduce la burocrazia, accelera le operazioni di sdoganamento e favorisce una maggiore trasparenza nella filiera dell’approvvigionamento.

La digitalizzazione, dunque, è al centro degli sforzi attuali per trasformare i porti in hub logistici più efficienti e competitivi. L’adozione di tecnologie all’avanguardia apre la strada a una gestione più intelligente e dinamica delle risorse, consentendo ai porti di affrontare sfide complesse e di adattarsi rapidamente alle mutevoli esigenze del mercato globale. La digitalizzazione portuale non è solo un passo verso il futuro, ma una realtà in continua evoluzione. Parallelamente, la sostenibilità è diventata una priorità, con politiche e tecnologie destinate a ridurre le emissioni inquinanti e promuovere l’uso di energie rinnovabili.

Il porto di Ortona: modello di crescita e sostenibilità

Il porto di Ortona si inserisce perfettamente in questo quadro. Gli attuali investimenti a livello infrastrutturale, supportati dalla Regione e dall’Autorità di sistema portuale (AdSP) con il contributo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), riflettono la determinazione nel trasformare Ortona in un porto commerciale assolutamente all’avanguardia e in un centro logistico moderno e che si affida sempre più alla tecnologia.

Sviluppo sostenibile a braccetto con il territorio

Le iniziative di sviluppo sostenibile sono parte integrante di questo processo di trasformazione. Soluzioni innovative per la gestione dei rifiuti e l’uso responsabile delle risorse energetiche stanno contribuendo a ridurre l’impatto ambientale delle attività portuali. Queste iniziative promuovono l’immagine del porto di Ortona come una moderna infrastruttura attenta all’ambiente e al territorio che lo circonda e di cui è parte attiva e preziosa.

Conclusioni

Gli investimenti e le prospettive di sviluppo del porto di Ortona testimoniano una determinazione crescente nel posizionare lo scalo marittimo come un centro logistico di riferimento nell’Adriatico. Questo non solo offre opportunità di sviluppo economico e industriale per la regione ma contribuisce anche al prestigio dell’Italia nel contesto marittimo internazionale. Il porto di Ortona, dunque, con la sua combinazione di efficienza operativa e impegno ambientale, emerge come un esempio nel panorama italiano.


Nuovi investimenti dal PNRR: coinvolta anche Ortona

Nuovi finanziamenti dal PNRR per i porti del Mare Adriatico: l’obiettivo è investire sullo sviluppo della logistica agroalimentare nelle aree portuali. Azioni che coinvolgono gli scali di Marche e Abruzzo con un investimento complessivo di 9.253.381 euro.

Sono sette, per la precisione, gli investimenti previsti dall’Autorità di sistema portuale da completare entro la fine del 2025; mentre sono due i progetti che interessano, nello specifico, il porto di Ortona: il sistema di videosorveglianza e accessi allo scalo, con l’ammodernamento dell’infrastruttura di security, e la ristrutturazione del muro paraonde lato nord come infrastruttura di difesa dello scalo, mettendo in sicurezza la viabilità di accesso ed uscita alla banchina commerciale nord. Anche nel porto di Pescara è previsto l’ammodernamento del sistema di videosorveglianza e di security per gli accessi all’infrastruttura. L’Adsp ha, inoltre, presentato domanda di finanziamento per l’acquisizione di una boa ondametrica funzionale alla gestione dei progetti di dragaggio del sistema portuale, in preparazione degli interventi di dragaggio nei porti di Ancona, Pesaro, Ortona, Pescara, San Benedetto del Tronto.

L’Adsp cresce per migliorare un sistema portuale in via di sviluppo

Nel porto di Ancona, invece, il progetto riguarda il sistema di intelligenza artificiale connesso alla gestione e controllo dei flussi di mezzi in imbarco e sbarco nel porto, interoperabile con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei controlli doganali, nonché i fondi per estendere il sistema al monitoraggio del traffico contenitori e all’interfacciamento con il Port Community System. Nello scalo dorico sono previsti altri due interventi: uno che riguarda l’efficientamento energetico degli impianti di illuminazione del porto di Ancona e uno che finanzia l’ultimo stralcio della ristrutturazione del mercato ittico di Ancona, già in corso, finalizzata all’efficientamento e al risparmio energetico nei lavori di modernizzazione dell’edificio demaniale, utilizzato per le attività di commercializzazione e valorizzazione del prodotto ittico pescato dalla locale flotta peschereccia.

Un lavoro, come spiegato dall’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Centrale, volto a modernizzare e rendere sempre più efficienti gli scali Adsp nell’ottica della sostenibilità, ma anche e soprattutto di una competitività globale che renda sempre più il Mare Adriatico un punto di riferimento per una portualità al passo con i tempi.

Più professionalità, più competenze, più risultati

L’obiettivo è, infatti, la costruzione di una portualità adriatica proiettata nei mercati internazionali e nel futuro, con infrastrutture materiali coordinate e valorizzate con apparati e soluzioni digitali per incrementare la competitività dei traffici commerciali del sistema e per adeguarsi alle esigenze degli operatori, delle imprese e delle comunità portuali.


Validata la nuova pianta organica per i porti di Abruzzo e Marche

Approvata nelle scorse settimane dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la nuova pianta organica dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centrale.Un nuovo e più ampio organigramma per affrontare nuove sfide da parte dell’Adsp, con l’obiettivo di offrire servizi sempre più efficienti agli operatori e alle comunità dei porti di Marche e Abruzzo.

Il nuovo organigramma prevede 86 figure rispetto alle attuali 57, con un incremento di 29 nuovi professionisti. La dotazione attuale include 5 dirigenti, compreso il Segretario generale, 12 quadri e 40 impiegati. Per completare il quadro delle posizioni già previste si stanno svolgendo, in questi mesi, i concorsi per assumere le nove figure mancanti. La nuova pianta organica include 86 persone di cui 5 dirigenti, incluso il Segretario generale, 18 quadri e 63 impiegati.

L’Adsp cresce per migliorare un sistema portuale in via di sviluppo

Come specificato nella nota diffusa dall’Adsp, gli obiettivi nei prossimi anni sono tanti e importanti, anche grazie all’inserimento delle nuove figure professionali: dall’ampliamento delle competenze con l’ingresso del porto di Vasto all’attuazione del Documento di programmazione strategica di sistema, con l’aggiornamento dei singoli piani regolatori portuali, dalla gestione e la progettazione degli interventi da realizzare con gli oltre 200 milioni di risorse del Pnrr e del Fondo complementare portuale al completamento della transizione digitale dell’Ente.

A sottolinearlo è anche il Segretario generale dell’Adsp, Salvatore Minervino, che definisce l’approvazione della nuova pianta organica da parte del Ministero come un riconoscimento pienamente condiviso delle necessità dell’Autorità di sistema portuale, chiamata a compiti sempre più complessi.

La struttura rinnovata e potenziata si adatta perfettamente alle necessità di gestione e all’amministrazione dei porti di Marche e Abruzzo, consentendo un maggiore  presidio sul territorio e un miglioramento delle infrastrutture legate al mondo dello shipping.

Più professionalità, più competenze, più risultati

Il nuovo organigramma è stato reso valido in tempi brevi, e questa celerità permetterà all’Adsp di proseguire con il percorso di valorizzazione e crescita delle nuove figure professionali, con iil fine di garantire servizi all’altezza del sistema del trasporto via mare e delle comunità portuali che, ormai da anni, rappresentano un settore fondamentale e in forte crescita per l’economia territoriale, nazionale e internazionale.


Ortona efficiente e sostenibile con i nuovi investimenti sul porto

Il porto di Ortona continua a cambiare rotta proseguendo verso un cammino efficiente e sostenibile con l’obiettivo di garantirsi un posto da protagonista assoluto nel panorama dello shipping a livello internazionale.

Sono stati infatti programmati due investimenti nell’area portuale ortonese dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centrale: uno riguarda il consolidamento del primo tratto della banchina di Riva; l’altro è invece legato al cold ironing, quindi all’elettrificazione delle banchine di ormeggio (Riva e molo Nord) per la fornitura di energia alle gru semoventi. Gli interventi rientrano nelle azioni previste dai fondi del Piano nazionale investimenti complementari al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Obiettivi chiari e sguardo rivolto al futuro per Ortona

L’intervento dell’Autorità di Sistema Portuale sulla banchina di Riva ha come obiettivo il consolidamento del primo tratto e del relativo piazzale, pari ad una lunghezza di 230 metri e una larghezza di 30 metri. Saranno riqualificate e potenziate le strutture di banchina esistenti per adeguarne la funzionalità ai moderni standard dei traffici commerciali marittimi, e per poter successivamente procedere all’approfondimento dei fondali portuali adeguati alle nuove navi cargo con un investimento complessivo di 13 milioni di euro. Il progetto prevede la realizzazione di un consolidamento tramite un “rifodero” dell’attuale fronte del primo tratto della banchina di Riva oltre che la costruzione di una pavimentazione semirigida ad alte prestazioni per garantire una opportuna resistenza e funzionalità anche per carichi eccezionali. Il tratto di banchina sarà arredato con bitte, parabordi cilindrici, paraspigolo e scalette alla marinara in acciaio inox.

Come sottolineato nella nota diffusa dall’Autorità stessa, verrà inoltre realizzata l’infrastruttura per alimentare mediante elettrificazione le gru semoventi che operano sul molo Nord e sulla banchina di Riva, con un investimento di 2 milioni di euro. Un intervento, per il quale è in pubblicazione la gara che prevede che le offerte debbano arrivare entro il 6 novembre 2023, con lo scopo di eliminare il consumo di combustibili fossili che alimentano le gru stesse, riducendo le emissioni di inquinanti in atmosfera e l’inquinamento acustico.

Dalle Marche all’Abruzzo: la parola chiave è “crescita”

I lavori dovranno essere realizzati entro giugno 2026 e coinvolgeranno, oltre ad Ortona, anche i porti di Ancona, Pesaro e San Benedetto del Tronto nelle Marche, e di Pescara in Abruzzo, con un investimento complessivo di 11 milioni di euro.